Nessuna porta è mai cosi assolutamente chiusa, cosi definitivamente serrata da non aver chiavi per aprirla e quand'anche esse siano perdute il vento troverà il modo per renderla violata, come la luce degli occhi saprà sempre attraversarla, come il pensiero sapràfonderla e il cuore sempre trovarne il calco ... Così...di colpo gli apparve una foresta le cui porte erano sbarrate da ampi grovigli di rovi...
Ebbe d'un tratto timore di doversi arrendere, cedere alla lusinga della rinuncia ma non si arrese alla sconfitta, avanzando col sole che ormai alle sue spalle declinava oltre le cime dei monti oscuri e quando giunse ai cancelli del bosco un ombra lo scavalcò come il buio che arranca e tutto copre con un velo d'organza.Poi trovò un varco come seguitar d'un segugio scaltro e senza pensare oltre passò la soglia che più non si torna affondando d'incestua lena come una lama nel cremoso sodalizio della carne.Ed ebbe sorpresa nel cingere i fianchi d'alberi dalla chiomalarga e folti ciuffi di achemille e cesti di viole grondanti effluvi d'oltremare, gli slarghi delle radure bordurati d'acanti e gli ampi corsi d'acque cristalline...fino a che la luce argentata d'una marmorea stella lo inondò di fasci di polvere cangiante .
Ecco dunque, era nel mezzo della foresta antica ma invero era giunto nel cuore d'una donna...Eppure il suo richiamo s'infranse sui bastionidel petto come le onde sui bianchi scogli.Ecco la sua isola circondata dall'azzurro del mare,tra verdi distese di caule filute e ciuffi di asfodelilungo i rigogliosi prateggi, tenere giunchiglie tra le anse di fiumi serpentini e le bordure dei boschi.Avvertì il profumo penetrare le narici e farsi largo tra la carne tremula nel soffio caldo,tra gli odori di viole che stordiscono i sensi .Ebbro di effluvi di un eliso giardino si addentrònei labirinti della mente e con dita tremanti sfiorò ciuffi di achillea tra la terra smossa,su prati di foglie carnose di ligustro e aghi diagrifoglio nel pungente timbro di resina d'ambra.Piccoli steli affusolati di fiordaliso bianco danzarononelle corolle lattee tra spire di vento rarefatto,mentre petali schiusi di un fiore candidostillarono terse lattiginose dall'odore pungente. "Carnale è la mia Isola"
pensò tra sé col cuore madido di pene,ventre grumido di rocce sgorgate dal mare,intreccio di lamine nel fertile solco;ne sentiva il pungente ancoraggio di radici di faggio, le spinte poderose dei bastioni lungo le pareti dei monti come abissi languidi e mortali ...Eppure in quell'acqua quieta avevano sostatoe nel tumulto delle onde generato turgide zolle e al sole del mattino, emerse nell' eco di un vagito che aveva scossole fondamenta della terra.
Gemettero le acque d' un fiume di voglie,schiumando, ridendo, godendo e gorgogliandotra i duri sassi nel solco delle faglie.Lunghe vesti gli cingsero i fianchitra fruscii di veli che molestavano il corpo,bianche le gote come nivei nembie rosse le sue labbra come fico diveltonel gravido vento tra l'erba dei campicome seme germogliante la nuda terra.Così ancora una volta ricordò quel segno, il profumo di un incontro nell'ora che colora i prati e tutto indoraI capelli tirati sulla nuca e legati a noccaper rendere più splendente il viso suoOh tumide labbra come carnosi lembi di terra, rive di un fiume candido tra i verdi greppi dove calda tintinnava la voce sua.
Morbido come seta le scivolò nella testa quel timbro di donna, come un una squilla argentina che scava lacerti tra le ossae i fili della carne.Nell'ovale perfetto del viso suo due perle saettarono come verde baleno,tempeste d'inverno i suoi riflessi su spuma candida che infrange le roccenell'armoniosa cella dello sguardoDi lei tutto gli piacque ... tra voglie che generavano voglie e in queste brame scoprì che era vento saettante tra boschi resinosi carezzando i solchi e la crosta della terra.Cosi il ricordo giunse sulle ali del tempoe colmò sull'uscio l'ora che tutto arresta,il vespro che offusca la luce col drappoc'appressa la notte con le amiche ombrecosì il partire fu lesto come dolce il naufragare .... Marvelius