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La lotta al femminicidio spiegata ai ragazzi


RENDE La lotta al femminicidio spiegata ai ragazzi: nelle sale dell’University Club, ancora una volta è il gruppo di “Pedagogia della R-Esistenza”, in collaborazione con il circolo “Maria Rosaria Sessa”, a dare una sterzata sui temi sociali e di stretta attualità. Anche in Calabria, purtroppo, le statistiche sono in aumento, con madri di famiglia e giovani ragazze a soffrire la mano violenta dell’uomo. Se in passato si parlava di delitti d’onore e delle spose bambine da dare in cambio ai figli dei boss, i tempi odierni testimoniano una violenza che ha assunto altre forme, non meno cruente. Proprio per questo, i ragazzi hanno ascoltato una diretta testimonianza, con una giovane madre che ha raccontato la sua storia con coraggio: «Come tutte le ragazze sognavo un matrimonio e dei figli - sostiene la giovane vittima - e incontrai il mio ragazzo che sembrava un principe azzurro, ma dopo il matrimonio qualcosa cambiò e diventò nero: ero incinta di otto mesi quando mi picchiò, alzandomi le mani perché avevo rifiutato di dare i soldi a mio suocero, che li aveva persi alle macchinette». La ragazza, anche dopo la nascita della sua bambina, rimane all’ombra malata dell’uomo, con violenze psicologiche e fisiche in una continua escalation. Lontana dai propri cari e con poco sostegno alle spalle, rimanere accanto al marito, per il bene della figlia, sembrava l’unica soluzione: «La bambina piangeva e cercava di consolarmi - racconta la ragazza - e a mio marito avevo già detto di non amarlo più, volendo solo un rapporto civile per nostra figlia. Non ho retto più e ho denunciato in Questura, con il mio ex che, anche nel bar dove lavoravo, ha minacciato tutti, mentre il datore di lavoro, per non avere problemi, mi ha licenziata». Sola e con una figlia da mantenere, la giovane madre va in un centro antiviolenza, ma l’incubo non finisce: comincia una fase di stalking, e subisce nuove aggressioni: «Un giorno mi ha praticamente ammazzato di botte, rincorrendomi anche con un coltello. In seguito mi ha rotto un timpano dell’orecchio sinistro: quel giorno l’hanno arrestato definitivamente». Dopo questa difficile testimonianza, è emerso in sala l’intervento del Pm di Cosenza, Paola Izzo, a spiegare anche la legislazione in materia e il ruolo delle forze dell’Ordine in questi casi. Spazio poi per Cinzia Falcone, coordinatrice del progetto “Il sangue Rosa” Anmed, e per la sociologa Sabrina Garofalo, con gli interventi anche dei professori Giancarlo Costabile e Michele Borrelli. Affrontare questi temi è solo il primo passo verso un problema messo ancora troppo in secondo piano. Mas. Man.L'Ora della Calabria 13.4.14