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ECCO LA LETTERA DEL PRESIDENTE NAPOLITANO, GARANTE DELLA COSTITUZIONE, AL GOVERNO SUL DECENTRAMENTO DEI MINISTERI
Post n°282 pubblicato il 28 Luglio 2011 da massighime
Ecco il testo integrale della lettera che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sul tema del decentramento delle sedi dei ministeri sul territorio. Il testo e' stato pubblicato sul sito del Quirinale. "Mi risulta che il Ministro delle riforme per il federalismo e il Ministro per la semplificazione normativa, con decreti in data 7 giugno 2011 - peraltro non pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale - hanno provveduto a istituire proprie "sedi distaccate di rappresentanza operativa"; ho appreso altresi' che analoghe iniziative verrebbero assunte a breve anche dal Ministro del turismo e dal Ministro dell'economia e delle finanze (quest'ultimo titolare di un importante Dicastero, anziche' Ministro senza portafoglio come gli altri tre)". "Come ho gia' avuto occasione di sottolineare al Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dottor Letta, la dislocazione di sedi ministeriali in ambiti del territorio diversi dalla citta' di Roma deve tener conto delle disposizioni contenute nel regio decreto n. 33 del 1871, ancora pienamente vigente, che nell'istituire, all'articolo 1, Roma quale capitale d'Italia ha altresi' previsto che in essa abbiano sede il Governo ed i Ministeri". "E' altresi' noto che la scelta di Roma capitale e' stata costituzionalizzata con la riforma del titolo V della nostra Carta che, con la nuova formulazione dell'articolo 114, terzo comma, ha da una parte introdotto un bilanciamento con le piu' ampie funzioni attribuite agli enti territoriali e dall'altra ha posto un vincolo che coinvolge tutti gli organi costituzionali, compresi ovviamente il Governo e la Presidenza del Consiglio: vincolo ribadito dalla legge n. 42 del 2009, che all'art. 24 prevede un primo ordinamento transitorio per Roma capitale diretto "a garantire il miglior assetto delle funzioni che Roma e' chiamata a svolgere quale sede degli Organi Costituzionali". Infine, prosegue la lettera di Napolitano a Berlusconi, "recentemente e sia pure in un contesto non univoco, nel corso dell'esame parlamentare del d.l. n. 70 del 2011, sono stati discussi e votati diversi ordini del giorno finalizzati ad escludere ipotesi di delocalizzazione dei Ministeri pur nell'accoglimento, senza voto, di un o.d.g. (Cicchitto ed altri) di contenuto autorizzatorio". "Quanto al contenuto dei citati decreti istitutivi devo rilevare che i Ministri emananti, Ministri senza portafoglio, hanno provveduto autonomamente ad istituire sedi distaccate, rispettivamente, di un Dipartimento e di una Struttura di missione, che costituiscono parte dell'ordinamento della Presidenza del Consiglio". "Poiche' ai fini di una eventuale sua elasticita', il decreto legislativo n. 303 del 1999, all'articolo 7, attribuisce al Presidente del Consiglio la facolta' di adottare con DPCM le misure per il miglior esercizio delle sue funzioni istituzionali, ritengo che l'autorizzazione ad una eventuale diversa allocazione di sedi o strutture operative, e non gia' di semplice rappresentanza, dovrebbe piu' correttamente trovare collocazione normativa in un atto avente tale rango, da sottoporre alla registrazione della Corte dei Conti per i non irrilevanti profili finanziari, come affermato dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 221 del 2002". "Peraltro l'apertura di sedi di mera rappresentanza costituisce scelta organizzativa da valutarsi in una logica costi-benefici che, in ogni caso, dovrebbe improntarsi, nell'attuale situazione economico-finanziaria, al piu' rigido contenimento delle spese e alla massima efficienza funzionale". "Tutt'altra fattispecie, prevista dalla stessa Costituzione e da numerose leggi attuative, e' quella della esistenza, storicamente consolidata, di uffici periferici (come ad esempio i Provveditorati agli studi e le Sovraintendenze ai beni culturali e ambientali), che non puo' quindi confondersi in alcun modo con lo spostamento di sede dei Ministeri; spostamento non legittimato ne' dalla Costituzione che individua in Roma la capitale della Repubblica, ne' dalle leggi ordinarie, quale ad esempio l'articolo 17, comma 4-bis, della legge n. 400 del 1988, che consente di intervenire con regolamento ministeriale solo sull'individuazione degli uffici centrali e periferici e non sullo spostamento di sede dei Ministeri. Inoltre, il rapporto tra tali uffici periferici e gli enti locali va assicurato sull'intero territorio nazionale nell'ambito dei gia' delineati uffici territoriali di Governo". "Va peraltro", continua la missiva del Presidente Napolitano al presidente del Consiglio, "rilevato che a fronte della scelta, non avente connotati di particolare rilievo istituzionale, di aprire meri uffici di rappresentanza, non giova alla chiarezza una recente nota della Presidenza del Consiglio, che inquadra tale iniziativa nell'ambito di 'intese gia' raggiunte sugli uffici decentrati e di rappresentanza di alcuni ministeri sia al Nord che al Sud, come gia' in essere per molti altri ministeri', cosi' preludendo ad ulteriori dispersioni degli assetti organizzativi dei Ministeri tanto da consentire la prefigurazione, da parte di esponenti dello stesso Governo, di casuali localizzazioni in vari siti regionali o municipali delle amministrazioni centrali". "E' necessario ribadire che tale evoluzione confliggerebbe con l'articolo 114 della Costituzione che dichiara Roma Capitale della Repubblica, nonche' con quanto dispongono le leggi ordinarie attuative gia' precedentemente citate". "La pur condivisibile intenzione di avvicinare l'amministrazione pubblica ai cittadini, pertanto, non puo' spingersi al punto di immaginare una 'capitale diffusa' o 'reticolare' disseminata sul territorio nazionale, in completa obliterazione della menzionata natura di Capitale della citta' di Roma, sede del Governo della Repubblica". "Ho ritenuto doveroso, onorevole Presidente, prospettarle queste riflessioni di carattere istituzionale al fine di evitare equivoci e atti specifici che chiamano in causa la mia responsabilita' quale rappresentante dell'unita' nazionale e garante di principi e precetti sanciti dalla Costituzione". |
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