massimopiero

Un bambino


-Un bambino, un bambino piccolo, era seduto qui al tavolo vicino a me prima che mi alzassi per andare in bagno- Mi guardano fissi, straniti, senza dire niente, si guardano tra loro, ricominciano a parlare. Mi dirigo verso il cameriere, seduto vicino al bancone con il mento appoggiato alla mano, assorto mentre guarda alternativamente fuori dalla finestra e l'orologio al polso dell'altra mano, ma anche lui scuote il capo, addirittura prima ancora che abbia terminato la mia domanda -Non è possibile che si sia alzato e che se ne sia andato, così, da solo- Mi dirigo verso l'uscita correndo. Appena fuori dalla porta guardo a destra e sinistra, lungo il marciapiede, ma capisco ben presto che in mezzo a tutta questa gente alta, che ingombra la vista con la propria figura ingrandita da cappotti, borse, ombrelli, cappelli, telefoni cellulari, non è possibile vedere un bambino. Faccio un passo verso destra, no, torno indietro verso sinistra, mi gratto la testa, immobile. Da che parte vado a cercarlo ? Non posso perdere tempo, vado verso destra e inizio a correre urtando i passanti. Farò il giro dell'isolato, così anche nel caso che fosse andato dall'altra parte, faccio comunque in tempo a incrociarlo. Mi ritrovo dopo un istante davanti al bar, ma del bambino nessuna traccia.Com'è possibile che sia sparito, scomparso. Ci ho messo così tanti anni a ritrovarlo, e adesso, mentre stavamo insieme al tavolino di un bar, aspettavamo che ci portassero un'aranciata, appena il tempo di assentarmi un attimo per una necessità, ritorno, e non c'è più. Come posso aver fatto una cazzata del genere. Si, ho fatto una cazzata, una cazzata stratosferica. Forse dovrei andare alla polizia, ma cosa gli racconto, da dove comincio. No, non posso raccontargli questa storia, mi farebbero rinchiudere, devo risolvere tutto per conto mio, devo ritrovarlo da solo e non posso chiedere l'aiuto di nessuno. Nessuno può aiutarmi perché nessuno può credermi.Devo pensare, dove può essere andato un bambino, da solo. Sicuramente dove ci sono dei giochi, o degli animali, qualcosa di bello per un bambino, no, non l'hanno sicuramente rapito, non è stato portato via da qualcuno, è lui che ha deciso di andarsene, colpa mia, stavamo seduti vicino, aspettando la nostra aranciata, mi sono messo a parlare al telefono. E dopo la prima telefonata ha squillato di nuovo, e poi ancora. Se n' è andato, ne sono sicuro, i bambini si annoiano terribilmente quando sono con un adulto che parla continuamente al cellulare, anzi, soffrono, soffrono terribilmente, si sentono esclusi. E un bambino che si sente escluso, se ne va. La infondo c'è un giardino, un piccolo parco giochi con le altalene, il girotondo, un tunnel di cemento per nascondersi e una scaletta di corda per salire su un albero. Non è possibile che sia qui, i giochi sono tutti in rovina, pieni di ruggine e scrostati, non vedono un bambino da chissà quanti anni. Mi siedo su un muricciolo con la testa tra le mani, alla ricerca disperata di un'idea, di un indizio. -Certo, questi giardinetti non sono proprio tenuti benissimo, però io comunque porto sempre il mio bambino qui, a lui piace, vede ?- Tolgo il volto dalle mani, alzo la testa, per accorgermi che nel frattempo una persona si è seduta vicino a me. Il tono della sua voce ha un qualcosa, non so dire, come di consolatorio. Sento la disposizione alla compassione, forse solo la disponibilità ad ascoltare, qualunque cosa abbia da dire per quanto assurda. Sto quasi per raccontargli la mia storia, quando poi mi viene da guardare davanti a noi, ma non vedo nessun bambino. Cerco i suoi occhi, per capire la direzione a cui è volto il suo sguardo. Sorride, saluta con la mano, ma davanti a lui non c'è nessuno. Mi alzo lentamente, cercando di mascherare il mio terrore, saluto e mi allontano indietreggiando con cautela. Appena girato l'angolo inizio a correre a gambe levate.Mentre corro a rotta di collo ripasso davanti alla porta del bar, un pensiero, rallento il passo, mi fermo. Non è lui che se ne è andato, che si è perduto. E' così difficile tenerlo vicino a se? E' così difficile non dimenticare i suoi occhi, gli unici che possono aiutarci a vedere le per come sono realmente, attraverso una visione non corrotta e sporcata da falsi miti, vetri resi opachi dallo sporco del fumo delle nostre sigarette. Entro, c'è un'aranciata che mi aspetta.