massimopiero

spugna


Sarebbe  un delitto per me lamentarmi del mio lavoro.  Però quando arrivano queste giornate mi sale l’ansia. Dove lavoro io viene chiamata un po’ impropriamente “customer engagement”. Si tratta di riunire per una bella serata i clienti più importanti a livello nazionale insieme a rappresentanti di grandi aziende che ancora clienti non sono. Se si riesce a rimanere nel modo giusto in disparte, al fine di favorire il dialogo tra loro, ne risulta una azione di marketing molto furba. In pratica è una cena di lavoro organizzata in qualche palazzo storico (ne ho fatta una lo scorso anno in un cortile di Palazzo Pitti dopo una meravigliosa visita guidata serale agli Uffizi e al Corridoio Vasariano) , pubbliche relazioni, sorrisi, strette di mano. Strette di mano. Iniziano ad arrivare alla spicciolata, di solito almeno un po’ in ritardo, reduci da una giornata di lavoro, di riunioni, non accompagnati da un familiare ma da un assistente o un collaboratore stretto, molto tesi. Vengono accolti da alcune hostess e dalla responsabile marketing che ha organizzato l’evento, io sono pochi metri più avanti, in una sala. Il primo arriva con un passo da bersagliere, seguito da una ragazza bionda esile, spaurita, stretta di mano fredda ferrosa, sguardo arcigno, sta pensando solo a cosa prevede il menù della cena. La mano della ragazza è trasparente, si vedono le vene e le ossa sotto la pelle, meno fredda della precedente, è nei guai, ha avuto una storia di una notte durante un week end a Londra fatto approfittando di un volo low cost due fine settimana precedenti, ha paura di essere rimasta incinta e non sa nemmeno come si chiamava il tipo, però potrebbe essere anche stato il bersagliere di prima, non è stato lui ma potrebbe dire che è così. Non faccio in tempo a riprendermi dal senso di vertigine che ne arrivano altri. Alto, magro, stretta di mano molto flebile, falsa, è arrabbiato per una promozione che si aspettava e che mezz’ora fa è stata concessa ad un altro, dentro la sua testa il pensiero fisso di conoscere qualcuno di una azienda concorrente. E’ seguito da una signora corpulenta, ancora una mano freddissima, è preoccupata perché questo impegno non le ha permesso di tornare a casa dai suoi figli, da alcuni mesi li vede tornare a casa la domenica mattina molto straniti, ha paura che prendano qualcosa. Un ragazzo molto giovane, giacca e pantaloni troppo stirati per averci lavorato tutto il giorno, mano sincera, pensa che questa sia una occasione importante, vuole comprarsi una casa, sposarsi, ha il terrore che se non potrà offrire questo alla sua donna quanto prima potrebbe perderla, forse lei ha già un altro, ma questo è comunque il modo giusto per riprendersela. Arriva anche il mio capo, per fortuna mi toglie dall’impiccio della prima accoglienza, ma le strette di mano continuano per tutta la sera, fino alla mezzanotte circa, quando tutti se ne vanno. Tutti sorridenti e rilassati.Seduto su una sedia, io, bersagliere affamato, arrabbiato per un promozione non avuta, preoccupato per i miei figli, incinta senza sapere di chi, tradito dalla propria donna…..e chissà che altro. Una volta, raccontai questa mia condanna ad una persona. Mi disse che era un grande dono. In questo momento però mi tremano le mani e le gambe. E continueranno a tremare fino a che il giorno seguente un amico non mi darà una pacca sulla spalla, fino a che non abbraccerò mia madre, fino a che una persona sconosciuta mi farà un sorriso passando per la strada.