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LA BANCHISA ARTICA ARRANCA NONOSTANTE LA GRANDE COPERTURA NEVOSA


Ci avviamo velocemente verso la fine di un inverno meteorologico che è sembrato, almeno ad una prima occhiata, molto freddo e nevoso per l'emisfero boreale. Vogliamo quindi provare a dare un'occhiata più approfondita per cercare di capire quanto c'è di vero, almeno riguardo l'estensione dei ghiacci artici e l'estensione della copertura nevosa nelle terre boreali. E intanto che ci siamo diamo pure un'occhiata ai ghiacci marini antartici. Se analizziamo i dati tratti dal sito della RUTGERS UNIVERSITY riguardanti l'estensione della copertura nevosa nel Nord-Emisfero, apparirà chiaro come sia vera l'impressione di un anno particolarmente nevoso. La settima settimana da inizio anno, cioè quella di metà febbraio, appare come la più nevosa dopo quella del 1978. Si parla di un'area coperta dalla neve estesa 52 milioni e 170 mila kmq, di cui circa 33 milioni in Eurasia e circa 19 milioni in America. In effetti si tratta della seconda estensione dal 1966, da quando cioè possiamo disporre di tali misurazioni. D'altra parte appare invece evidente la difficoltà dei ghiacci marini artici, che da molti anni arrancano sotto le medie storiche, e che anche in questo inverno hanno mostrato valori ampiamente deficitari. Se infatti analizziamo la situazione del 25 febbraio, tratta dal sito del NSIDC (The National Snow and Ice Data Center) noteremo che l'estensione della banchisa artica è sotto media di circa un milione di kmq, molto vicina alla situazione dell'annus horribilis, il 2007, quando toccò a fine estate il minimo storico. Qui la serie parte dal 1979 circa. I due dati apparentemente contraddittori si spiegano semplicemente rilevando che l'inverno 2009/2010 è stato dominato da un pattern AO-, cioè da un vortice polare frequentemente disturbato da risalite subtropicali che hanno determinato la formazione sul Polo di aree di alta pressione. Se però ciò ha sfavorito l'estensione dei ghiacci marini, che ovviamente si collocano alle latitudini elevate, ha d'altra parte causato frequenti irruzioni di aria gelida sulle aree più temperate, sia dell'Eurasia che dell'America. Ecco spiegata la notevole estensione delle aree innevate nell'emisfero boreale, che ovviamente ha riguardato anche le terre più a sud, che generalmente risultano senza neve. Ricordiamo comunque che è l'estate e soprattutto l'inizio dell'autunno il periodo critico per la banchisa polare: in inverno, per quanto sopra media, le temperature sulle aree artiche e polari non compromettono più di tanto la salute della banchisa. Ma un'estate polare molto calda e soprattutto secca, priva cioè della copertura nuvolosa che rifletterebbe i raggi solari, avrebbe effetti disastrosi sia sull'estensione che sulla concentrazione dei ghiacci marini, come purtroppo è accaduto negli ultimi anni. Uno sguardo veloce vogliamo darlo anche ai ghiacci marini antartici. In effetti da molti anni la banchisa antartica (sempre che si possa utilizzare questa definizione) gode di ottima salute. Anche il dato riferito al 25 febbraio denuncia un'estensione sopra la media, anche se non di molto, superiore anche all'anno scorso.A PRESTO!