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UN DECENNIO DA INNEVAMENTO RECORD


I dati che emergono spulciando il prestigioso sito della Rutgers University fanno davvero scalpore. Anche perché le previsioni dei climatologi che gravitavano intorno all'IPCC hanno sempre ribadito proprio il contrario. E cioè che si sarebbe andati progressivamente incontro ad una sensibile diminuzione della copertura nevosa, soprattutto nelle aree più meridionali del nostro emisfero, in quelle pianeggianti e anche sulle stesse montagne, dove si prospettava il triste destino di vedere sempre di più gli impianti sciistici immersi nel verde piuttosto che nel bianco durante la stagione invernale. Ed invece ecco che la natura ti sforna un inverno quasi record per estensione della copertura nevosa, secondo solo al 1978. Molte regioni del nord-emisfero hanno fatto i conti con incredibili tempeste di neve, come la costa orientale degli USA, Mosca, la Cina e la Corea. Anche l'Europa in genere non ha scherzato questo inverno, visto che praticamente è nevicato in tutte le capitali europee tranne Atene e Lisbona. Ma non basta: ben tre dei quattro anni più nevosi appartengono al decennio attuale: il 2003, il 2008 e il 2010. E infine, sembra incredibile, ma è proprio il decennio 2001-2010 a vincere per maggiore estensione nevosa, con ben 45.500.000 di kmq di copertura nevosa media. Superiore di circa 70.000 kmq agli anni '60 e '70, e di ben 1 milione di kmq agli anni '80 e '90. Infatti i dati della Rutgers iniziano nel 1967. Tali dati fanno pensare, anche perché sembrano in contraddizione con il trend delle temperature, in continuo aumento dagli anni '70 ai nostri giorni. Aggiungiamo che i mesi di gennaio e febbraio 2010 sono stati tra i più caldi di sempre, stando sempre alle rilevazioni satellitari. D'altra parte la neve è giunta anche in territori generalmente refrattari, e il record è stato fatto proprio perché la copertura nevosa ha raggiunto regioni che generalmente sono troppo miti per vedere nevicate con accumulo. Ma se analizziamo le cose con un po' più di raziocinio l'apparente contraddizione si chiarirà facilmente. Innanzitutto il dato sulle temperature globali va naturalmente scorporato nelle varie aree del pianeta. Successivamente qualche decimo di grado a livello planetario in più non toglie che vi possano comunque essere episodi estremi come bufere nevose o blizzard. E infine, almeno stando a quest'anno, il maggiore riscaldamento lo si è avuto proprio nell'area polare e artica, dove anche aumenti consistenti di uno o due gradi non interferiscono assolutamente con la copertura nevosa, visto che le medie termiche sono in inverno bassissime. Invece, se l'aria gelida del Polo viene costretta a scendere frequentemente verso sud, come è successo quest'anno a causa di frequenti split del vortice polare, la neve ha maggiore probabilità di imbiancare aree che naturalmente ne sarebbero prive. Che dire in conclusione? Molto resta ancora da comprendere del sistema clima, in barba a chi pensava di avere già capito e previsto tutto.FONTE: Meteogiornale.itA PRESTO!