Oltre alla salutare zona di Nazzareno, suggerisco a chi fa troppo trading di staccare ogni tanto e farsi un buon libro, accompagnate il tutto con un bicchiere di vino rosso, non bianco altrimenti Nazzareno s’incazza. Ora non so cosa verrà fuori da sta roba, sia come sia ai maschietti dovrebbe attizzare tutto sto sesso, un po’ di droga e pistolettate. Incominciate la lettura, parlo di una gran grande grandissima gnocca che………..” La giovane donna parcheggiò con disinvoltura il grosso monovolume Renault Espace di colore nero. Poco sopra al passaruota lato conducente una piccola scritta “ SPMG ” stava ad indicare “ Società Perizie Marittime Genova ”. Scese dall’auto, sollevò il portellone, i sedili posteriori erano stati rimossi cosicchè l’enorme vano sembrava una voragine, numerose attrezzature subacquee l’occupava. Aprì una sacca militare di tessuto idrorepellente, prese il binocolo professionale telemetro Zeiss Victory PRF, se lo mise al collo, chiuse il portellone e si incamminò con passo flessuoso verso il piccolo bistrot sulla spiaggia. Anna Vinci era vestita in modo semplice ma estremamente raffinato ; una leggera polo maniche lunghe in cashmere bianca, pantaloni in tencel color sabbia, mocassini da barca Cartujano marroni. Nessun gioiello, solo un orologio subacqueo IWC in acciaio le stringeva il polso. Era giunta a Agaj, una frazione del comune di Saint-Raphael, situata lungo il litorale del dipartimento del Var, nella regione della Provenza, costa azzurra. La ditta per cui lavorava aveva scelto lei come responsabile di una delicata indagine assicurativa, un lussuoso yatch Riva battente bandiera maltese era affondato in modo equivoco, sospetto. Subito reclinò l’incarico, vecchi amici le avevano detto che era andato a vivere poco distante da Agaj, da allora nessuno era riuscito a contattarlo, sembrava svanito. Alla fine cedette alle continue insistenze dell’amministratore delegato e accettò. Arrivata al bistrot scelse un tavolino ad angolo all’esterno, si sedette e chiuse gli occhi. Una leggera brezza molto piacevole si insinuò tra le sue narici, inalò profondamente il profumo di ginepri secolari misto all’odore di salmastro. Alzò lo sguardo in un cangiante cielo azzurro primaverile, si sentì fagocitata dal rosso della roccia, dal verde del bosco, dal blu dell’acqua. Il caldo sole si divertiva a stilettare bagliori accecanti dalle calme onde che accarezzavano i levigati ciottoli della spiaggia. Incantata dalla forza della bellezza di quella natura, non si era accorta della presenza del giovane cameriere fermo d’innanzi a lei
“ Je suis desolè, je ne l’ai pas vu arriver. Je voudrais s’il vous plait un cafè court. Merci “ disse sorridendo . “ Mi perdoni signora se parlo italiano, anche lei è italiana vero ? chiese il ragazzo
“ Si sono italiana, di Genova, tu di dove sei ? “ Vedendo la giovanissima età del cameriere aveva deciso di dargli del tu. Il ragazzo non riusciva a staccare gli occhi da Anna, imbarazzato con le guance sempre più rosse riuscì a farfugliare “ Oh, beh, io sono Salvatore, un terrone che è venuto a lavorare nella terronia della Francia “ scoppiò a ridere e corse dentro il bistrot. Anna Vinci faceva sempre quest’effetto, sia uomini che donne rimanevano istantaneamente folgorati dalla sua genuina bellezza acqua e sapone. La carnagione olivastra, quella tipica delle donne cosidette “mediterranee”, la madre era di origine pugliese, faceva risaltare i limpidi occhi di un intenso colore verde smeraldo, occhi che potevano ipnotizzare. Nessun trucco le deturpava la liscia carnagione del viso, neri capelli lucenti cortissimi, labbra carnose accompagnavano il tutto. Alta un metro e 73 cm, fianchi stretti su lunghe gambe tornite dal tono muscolare ben scolpito, il suo modo di camminare e muoversi era leggero, slanciato, elastico, simile ad un giunco. Proprio per questa virtù, unita alla bellezza, importanti aziende di moda la invitavano ad indossare costosi capi nelle sfilate. Raramente lo faceva, solo quando era a corto di denaro si presentava negli back stages vestita in modo informe, quasi volesse nascondere le forme perfette, si spogliava, indossava i capi, sfilava e a lavoro finito se ne andava via, quel mondo virtuale, smaterializzato senza soggetto né oggetto non le apparteneva.
A quei tempi viveva a Padova, suo luogo di nascita, e frequentava l’università degli studi della stessa città, corso di laurea in biologia marina. Quel denaro era vitale per il suo sostentamento, nel giro di un anno perse sia il padre che la madre, al secondo anno d’università era rimasta sola.
Il padre Carlo, responsabile vendite Centro Porsche Padova, ex pilota nelle gare endurance riservate alle vetture gran turismo, morì per colpa di un cliente che stava ritirando una 911 carrera 4 coupe nuova. Insisteva nel provare l’auto con Carlo come passeggero, forse intendeva dimostrare ad un ex professionista come fosse bravo nella guida. A forte velocità, in una curva perse il controllo dell’auto, l’impatto contro un palo della luce sul lato dove sedeva il padre fu violento, morì sul colpo, il cliente solo qualche graffio. Il dolore della perdita fu traumatico per lei e sua madre Maria. La mamma non riuscì più a riprendersi, morì l’anno seguente, lei ereditò il suo “ amore “ così la chiamava la Porsche 356 speedster cabriolet 1.600 cc, 75 cv del 1958, nera. La sua vita sentimentale era piatta, solo poche avventure con qualche ragazzo che al momento gli sembrava interessante, ma la cosa durava al massimo qualche mese, li trovava noiosi. La tristezza a momenti la sommergeva, l’unico antidoto era sedersi su quell’auto, aprire la sottile capote e portarla in stradine di campagna dove poteva accelerare al massimo in un turbinio d’aria sul viso. Poi un uomo entrò nella sua vita sconvolgendo il suo equilibrio…………………. |
Inviato da: naz43
il 15/09/2024 alle 11:15
Inviato da: Pierre
il 14/09/2024 alle 15:58
Inviato da: naz43
il 14/09/2024 alle 14:25
Inviato da: Pierre
il 14/09/2024 alle 13:17
Inviato da: jianmart
il 24/08/2024 alle 15:42