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Squadra che vince, si cambia


Nel calcio si è soliti dire che la squadra che vince non si cambia. Se infatti un certo team di persone, con un certo schema di gioco, vince le proprie sfide e consegue ottimi risultati, perché cambiarlo? Eppure è questo che il governo sta facendo in materia di istruzione. Nel quadro desolante dei dati Ocse-Pisa sull'apprendimento degli studenti italiani, la scuola primaria rappresenta un'isola felice, con ottimi risultati. Ciò, evidentemente, è dovuto all'attuale impostazione della didattica, che si basa su una molteplicità di stimoli forniti dal team dei maestri. Ebbene, il governo vuole ritornare al maestro, anzi alla maestra, unica. E lo fa accampando ragioni di tipo didattico-pedagogico, come se il passaggio al "team" non fosse stato fatto per ottime ragioni di questo tipo, ma solo per assumere un maggiore numero di docenti. E' un non-senso logico, prima che politico. La politica-spot può permettersi questi colpi di mano, a suon di decreto, perché il rispetto della logica formale e dei bisogni del cittadino (sia esso alunno o genitore) non influenzano i sondaggi trionfalistici che proprio sull'ottundimento delle coscienze e dello spirito critico basano la propria forza propagandistica. Per fortuna, qualcosa è cambiato nelle coscienze dei cattolici, non solo dei paolini di Famiglia Cristiana, ma addirittura della Conferenza episcopale, che ha criticato aspramente questo ritorno al maestro unico imposto con la forza e l'arroganza del Decreto legge.  Speriamo che a qualcosa possa servire. Io per parte mia, invito i lettori di questo blog, anche non insegnanti, a esporre il drappo nero sulle finestre, segno di lutto per lo smantellamento della scuola pubblica.