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Spike Lee: un altro attacco alla resistenza


Dopo gli attacchi alla resistenza del revisionista Pansa, dall'America, insieme alla crisi economica, arriva un'altra mazzata all'antifascismo. L'attacco ora è più diretto: mentre Pansa cerca di supportare le sue tesi revisioniste sulla resistenza, con la documentazione storica o pseudo-tale delle "atrocità" commesse dai partigiani sui fascisti vinti, il regista americano Spike Lee non si pone il problema di trovare una foglia di fico: semplicemente si inventa dei fatti inesistenti (il tradimento di un partigiano all'origine della strage di Sant'Anna di Stazzema) per supportare una mistificazione della verità storica. Qui si potrebbe aprire una interessante discussione: fino a che punto la definizione di "fiction" consente a sceneggiatori e registi di inventarsi la realtà che vogliono? Che garanzie ci sono che la frase nei titoli di coda "ogni riferimento a personaggi o fatti reali è puramente casuale" possa tutelare il rispetto della verità e della memoria storica? E se la fiction servisse invece a condizionare l'opinione pubblica per poi creare un clima favorevole alle decisioni del governo? Pensiamo ad esempio alla serie  "Crimini bianchi" sulla malasanità. Non c'è alcun riferimento alla situazione reale degli ospedali italiani, ma una criminalizzazione del personale sanitario, guarda caso mentre Berlusconi lancia la fase due della sua campagna di demolizione dello stato sociale: dopo la scuola, smantellare la sanità pubblica. Ritornando al film di Lee, ricordiamo il contesto in cui  appare nelle nostre sale: Fascisti e leghisti al governo, anticomunismo viscerale del "premier " (al limite del delirio paranoide), campagna revisionista contro la resistenza (capitanata da Pansa, il furbetto del libricino), rivalutazione dei repubblichini (quelli che ai soldati americani sparavano, signor Lee),  sospetti di autoritarismo, disprezzo delle prerogative del parlamento, attacchi allo stato sociale...