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Ora che il "negretto" è presidente, Bossi, come la mettiamo?


Qualche settimana fa, per difendere il "pueril Cota" e la sua "discriminazione transitoria positiva" dei ragazzi immigrati, cioè le classi differenziate, Bossi raccontò una sua esperienza personale. Un suo figlioletto o nipote, non so, non imparava niente alle elementari, come tutti i suoi compagni, finché la maestra non si accorse che il problema non era nel testone dei ragazzi di razza padana ma nel "negretto". Il "negretto" era un bambino che stava in classe e non sapeva l'italiano. A detta di Bossi era lui la vera causa di tutti i problemi perché, non sapendo l'italiano, dava fastidio e la maestra lo doveva cacciare fuori. Al di là del merito del discorso sulle classi differenziate, faccio un'osservazione meramente linguistica: quante persone esistono in Italia, che ancora parlano di un bambino di colore chiamandolo "negretto"? E ora che il "negretto" è diventato l'uomo più potente del mondo, come farà il Bossi a conciliare questo fatto con la sua visione del mondo? Infatti, appena saputa l'elezione di Obama, Bossi è corso a dichiarare alla stampa che in Italia mai e poi mai un nero sarà presidente. Questo, con Berlusconi amico di Putin e di Bush, ci aiuterà molto nelle relazioni diplomatiche con l'America, immagino.