A.Me.Li

I bambini e la mediazione familiare


Quello della mediazione familiare diventa un percorso adeguato perché il minore trovi risposte ai suoi principali bisogni; in particolare, quello di vivere un'affettività serena con entrambi i genitori e quello di essere tutelato nel diritto a preservare il proprio equilibrio psicologico. Spazio di tutela, abbiamo detto, ma anche tempo di tutela che si realizza mediante l'attenzione ai tempi del bambino: tempi di elaborazione di una perdita, tempi di assenza di contatto con uno dei genitori, tempi più o meno ampi che, se non vengono riconosciuti, possono indurre compromissioni a livello psichico. I tempi e i modi caratteristici delle procedure giudiziarie incontrano di solito inadeguatamente lo stato di disagio del minore, intervenendo, per esempio, troppo precocemente sulle sue aspettative di riconciliazione genitoriale o, al contrario, presentando ritardi quando da lungo tempo sono stati interrotti i rapporti con uno dei genitori. Il merito della mediazione familiare è quello di rispettare i tempi dei minori e dei loro genitori, accompagnandoli nella elaborazione della sofferenza, aiutandoli a capire senza drammatizzare o banalizzare, lavorando perché si realizzino dei cambiamenti adeguati ai bisogni di ciascuno. Ancora, la mediazione familiare appare un contenitore adeguato per la gestione delle relazioni conflittuali perché si avvicina alle persone, restituendo loro la possibilità di operare delle scelte. Anche l'opzione metodologica di far intervenire i bambini nel corso di qualche incontro di mediazione sembra essere, per alcune scuole di pensiero, una scelta efficace. Secondo il nostro modello operativo, questa opzione sembra contravvenire al principio fondamentale della mediazione, quello cioè di affidare ai genitori la responsabilità delle scelte organizzative della famiglia. di Anna Coppola