A.Me.Li

Il ruolo del mediatore familiare


Il buon esito della mediazione dipende in buona parte nella professionalità dell'operatore che prende in carico la coppia decisa a separarsi. Il mediatore non svolge una psicoterapia, né una consulenza legale, né un arbitrato; se avvia la mediazione, non è un consulente familiare. Tra i suoi compiti non rientra la prospettiva della conciliazione e per questo motivo non ha bisogno di indagare sulle cause che hanno portato la coppia alla scelta della separazione. Il mediatore è una figura autonoma dal contesto giudiziario che in diversi casi collabora con i tribunali. Il mediatore inizia il tentativo di mediazione familiare solo se entrambi i genitori, volontariamente, decidono di avvalersi di questo servizio. Il mediatore è una terza persona, neutrale e qualificata, che accompagna i genitori separati o in fase di separazione, alla ricerca di un accordo autentico, condiviso e soprattutto durevole, per il bene di tutti i componenti della famiglia, sensibilizzando la coppia al valore ed al rispetto delle genitorialità. Aiuta la coppia a comprendere l'importanza del ruolo genitoriale, soprattutto se logorato dalla conflittualità agita con risentimento. Il mediatore familiare si adopera affinché si possa imparare a gestire la naturale conflittualità in modo equilibrato, positivo, empatico, in un momento drammatico per la coppia; carico di stress e di ansia, colmo di dubbi e insicurezze. Frequentemente, gli eventi spiacevoli che si sviluppano intorno alla separazione e al divorzio potrebbero essere superati attraverso il mediatore familiare. Il mediatore familiare è preparato nell'evitare le conseguenze di un evento che, se vissuto e gestito negativamente, può portare risvolti traumatici e tragici, soprattutto per i soggetti più deboli, come i bambini, spesso dimenticati perché i genitori sono impegnati a litigare tra loro. Il mediatore familiare non vuole vinti o vincitori e si ispira ad un principio di uguaglianza. È in grado di instaurare un rapporto riservato, sincero, vero e positivo con i soggetti coinvolti e li aiuta a riappropriarsi delle capacità di comunicazione represse o dimenticate. Incoraggia l'analisi dei motivi della discordia tra i coniugi e consente loro di liberare la conflittualità non reprimendola, dimostra duttilità, comprensione e intuito interpretativo. “Puoi entrare nel mondo di un altro solo se non ne sei spaventato. Quindi, parte del lavoro del mediatore è quello di aiutare la famiglia, sia individualmente sia come sistema, a vedere che la crisi e il conflitto non sono la fine della famiglia stessa, ma solo che essi impongono una sua ristrutturazione e che in tale ristrutturazione i bisogni di ciascuno verranno ascoltati e considerati e, attraverso la collaborazione e lo scambio resi possibili dall’ascolto, la famiglia e i suoi beni possono essere adattati e, eventualmente, ridistribuiti in maniera equa”. (William G. Neville)Dr. Cosimo Aruta Psicologo - mediatore familiare visita il nostro sito www.mediazioneameli.it