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Quando la libertà è inchiostro su carta.

 

 

 

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Un blog di: Melime_I
Data di creazione: 27/04/2012
 

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L'INFINITO.

Per me l’infinito ha un nome. Ha gli occhi grigi, una minuscola bocca, un naso piccolo e all’insù, un corpicino fragile.

Ho conosciuto l’infinito il 14 maggio del 2007. Sono passati cinque anni ormai, eppure non l’ho mai dimenticato. Era una cosa che, prima di averla vista, non conoscevo, qualcosa che non desideravo, che consideravo piccolo e inutile. Spesso le cose che non si conoscono fanno paura, sono così misteriose e oscure, che pur di non affrontarle, ti inventi che non servono, che non esistono, che non le vuoi.

Ma poi è arrivato, l’infinito, e ha sconvolto tutto. È bastato un attimo e ogni cosa è cambiata. Era come se non fosse più la gravità a tenerti salda alla terra, ma i suoi occhietti. Avevo 12 anni, e l’infinito mi ha sconvolto. Era mio fratello. La prima volta che l’ho visto aveva appena qualche ora: mi ha conquistato, stregato, mi ha fatto sentire ardentemente il significato di essere viva, di amare. Mi ha mostrato la bellezza, la magnificenza del mondo, l’amore fatto a realtà concreta. E tutto questo, semplicemente venendo al mondo. Non dimenticherò mai il mio senso di fierezza mentre lo mostravo agli altri, misto alla gelosia di volerlo tenere tutto per me. Il senso di protezione e ammirazione verso quel batuffolo paonazzo e piagnucolante. Non ho più provato le stesse sensazioni di libertà, grandezza, magnificenza.  Mai un’altra persona o un fenomeno mi hanno dato le stesse emozioni.

L’infinito è qualcosa che solitamente non può vedere con gli occhi, toccarlo con mano, annusarne l’essenza. Si può solo immaginare.

Eppure a volte, qualcosa di reale rende l’idea di infinito più concreta di qualsiasi fantasia. E io questa idea l’ho sentita, prendendo in braccio una creaturina appena nata. 

 

 
 

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