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Un blog creato da ulrich2009 il 05/12/2009

Lady Chatterley

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L'erotismo è un percorso di conoscenza, la pornografia è la ripetizione stereotipizzata di una meccanica tra corpi senz'anima.

 

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Primo Capitolo

Post n°3 pubblicato il 05 Dicembre 2009 da ulrich2009

La nostra è un’epoca essenzialmente tragica, perciò ci rifiutiamo di viverla tragicamente. C’è stato un cataclisma, siamo tra le rovine, incominciamo a costruire nuovi piccoli habitat, ad avere nuove piccole speranze. È un lavoro piuttosto duro; adesso non ci sono strade scorrevoli che portano al futuro: bisogna scavalcare gli ostacoli o aggirarli. Dobbiamo vivere, non importa quanti cieli ci siano crollati addosso. Questa era più o meno la situazione di Constance Chatterly. La guerra gli aveva fatto crollare il cielo in testa. E aveva capito che bisognava vivere e imparare. Aveva sposato Clifford Chatterly nel 1917, mentre era  a casa per  un mese di licenza. Dopo una luna di miele di un mese, Clifford tornò nelle fiandre e sei mesi dopo fu di nuovo imbarcato per l’Inghilterra, più o meno a pezzi. Costance, sua moglie, aveva allora ventitré anni e lui ventinove.   Il suo attaccamento  alla vita fu meraviglioso.  Non morì e quei pezzi sembrarono saldarsi nuovamente insieme. Per due anni rimase nelle mani dei dottori. Poi lo dichiararono guarito e poté ritornare alla vita, paralizzato dalle anche in giù, per sempre. Questo accadde nel 1920. Clifford e Costance ritornarono a Wragby Hall, residenza di famiglia di Clifford. Suo padre era morto e così adesso Clifford era baronetto, Sir Clifford, e Costance, Lady Chatterley. Incominciarono la nuova vita di coppia nella casa quasi abbandonata dei Chatterley con una rendita piuttosto inadeguata. Clifford aveva una sorella, che però se n’era andata. Altri parenti prossimi non ne aveva. Suo fratello maggiore era morto in guerra. Storpiato per sempre, sapendo di non poter avere figli, Clifford tornò nei fumosi Midlands per tenere in vita, finché poteva, il nome dei Chatterley. Non  era propriamente disperato. Si poteva muovere da solo su una sedia a rotelle. Aveva una sedia a rotelle con un piccolo motorino che gli permetteva di girellare per il giardino e per il bel parco melanconico, di cui era davvero orgoglioso, anche se non lo dava a vedere. Aveva sofferto tanto, che la sua capacità di soffrire, l’aveva, fino a un certo punto, abbandonato. Era rimasto stranamente vivo e cordiale, quasi gioioso, col viso colorito e pieno di salute e quegli occhi azzurro chiari, così vivi e provocanti. Aveva spalle larghe e forti, mani vigorose. Portava abiti costosi ed eleganti cravatte comprate in Bond Street. Tuttavia gli si vedeva lo stesso in viso lo sguardo vagamente assente e guardingo dello storpio. Era stato così vicino a perdere la vita che quella che quella che gli rimaneva gli era meravigliosamente preziosa. Era ovvio dalla viva inquietudine dei suoi occhi che fosse fiero,  dopo la grande paura, di essere vivo. Ma ne era stato così colpito, che qualcosa dentro di lui era morto, parte della sua sensibilità svanita. Aveva un non so che d’inanimato. Constance, sua moglie, era una ragazza dall’aspetto colorito e campagnolo, con soffici capelli castani e un corpo sodo, dai movimenti lenti, carichi d’inusuale energia. Aveva grandi occhi colmi di stupore, una voce dolce e sembrava essere appena arrivata dal paesello natio. Ma era solo un’impressione. Suo padre era il vecchio Sir Malcom Reid, membro dell’accademia reale, un tempo molto conosciuto. Sua madre era appartenuta alla colta società dei Fabiani, nei bei giorni un po’ preraffaelliti del passato. Tra artisti e colti socialisti, Constance e sua sorella Hild  avevano avuto quella che si potrebbe definire un’educazione esteticamente non convenzionale. Erano state portate a Parigi, Firenze e Roma per respirare l’atmosfera dell’arte e anche all’aia e Berlino, ai grandi congressi socialisti, dove gli oratori parlavano tutte le lingue del mondo civile e nessuno era mai a disagio. Le due ragazze, perciò, fin dall’infanzia si mossero senza imbarazzo tra arte e ideali politici. Era la loro atmosfera naturale. Erano allo stesso tempo cosmopolite e provinciali, di quel provincialismo cosmopolita dell’arte che s’accompagna ai puri ideali sociali.  Erano state mandate a Dresda all’età di quindici anni per studiare, tra le altre cose, musica. E si erano divertite là. Vivevano liberamente tra gli studenti, discutevano con gli uomini di filosofia, sociologia e d’arte, valevano quanto gli uomini, anzi di più, perché erano donne.E vagavano per i boschi in compagnia di giovani aitanti con la chitarra a tracolla, tueng-tueng! Cantavano le arie di Wandervogel ed erano libere. Libere! Quella era la parola magica, andavano per il mondo, vagavano per i boschi all’alba, in compagnia di giovani gagliardi dalla voce splendida, libere di fare quel che volevano, e, soprattutto, di dire quello che volevano. Era la discussione che importava su tutto, lo scambio appassionato d'idee. L'amore era solo un'accessorio. Sia Hilda che Costance avevano avuto le loro prime timide storie d’amore sui diciotto anni. I giovani con cui così appassionatamente chiacchieravano, cantavano e sostavano in gran libertà sotto gli alberi, volevano, naturalmente, un rapporto amoroso. Le ragazze erano restie, ma ne parlarono tanto che alla fine diventò importante. E gli uomini erano così umili e imploranti. Perché una ragazza non poteva essere regale,e fare dono di se stessa? Così avevano fatto dono di loro stesse, ognuna al giovane con cui aveva discusso gli argomenti più intimi e sottili. Gli argomenti, le discussioni erano tutto: fare all’amore era solo una specie di regressione primitiva e, in parte, una reazione.    

Dopo erano un po’ meno innamorate del giovane, e un po’ inclini a detestarlo, come se avesse violato la loro intimità e la loro libertà interiore. Perché, naturalmente, la dignità e il significato della vita consisteva nel compimento di un’assoluta, pura, perfetta e nobile verità. Che altro significato c’era nella vita di una ragazza?  Liberarsi dai vecchi e sordidi rapporti di sottomissione. E tuttavia si poteva  sentimentalizzarla, questa questione del sesso, che era una delle sottomissioni più antiche e sordide. I poeti che la glorificavano erano per la maggior parte uomini. Le donne avevano sempre saputo che c’era qualcosa di meglio, qualcosa di più alto. E adesso lo sapevano con più precisione che mai. La bella e pura libertà della donna era infinitamente più meravigliosa di ogni rapporto sessuale. L’unico sfortunato inconveniente era che, su questo argomento, gli uomini arrancavano molto distanti alle spalle delle donne. Insistevano sul sesso come cani in calore. E la donna doveva cedere. L’uomo era come un bambino pieno d’appetiti. La donna doveva dargli quello che voleva, oppure, come un bambino, lui sarebbe diventato insopportabile, se ne sarebbe andato e avrebbe rovinato quello che era un rapporto molto piacevole. La donna poteva darsi a un uomo senza dargli la libertà interiore. È questo che i poeti e quelli che parlavano del sesso non sembravano aver  tenuto   abbastanza in considerazione. Una donna poteva prendere un uomo senza concedersi in realtà. Di certo poteva prenderlo senza darsi in suo potere. Anzi poteva usare il sesso per dominarlo. Perché lei doveva semplicemente trattenersi durante il rapporto sessuale, lasciare che lui finisse per e si esaurisse senza arrivare lei stessa all’amplesso e raggiungere l’orgasmo con l’uomo ormai ridotto al mero strumento. Entrambe le sorelle avevano già sperimentato l’amore quando furono fatte tornare a casa per l’inizio della guerra. Per innamorarsi d’un uomo dovevano essergli verbalmente vicine, cioè dovevano trovare un profondo interesse nel parlare. Lo straordinario, profondo, incredibile interesse che c’era nel conversare con passione per ore e ore, continuando il giorno dopo e ancora il seguente, per mesi, se un giovane veramente intelligente…non l’avrebbero mai potuto immaginare prima di sperimentarlo. La promessa paradisiaca: Tu avrai un uomo con cui parlare! Non era mai stata espressa. Fu mantenuta prima che comprendessero di che promessa si trattasse.  E se dopo l’intimità provocata da queste vivide e illuminanti discussioni, il sesso diventava più o meno inevitabile, ebbene pazienza. Contrassegnava la fine di un capitolo. Aveva anche un fascino tutto suo: una strana fascinosa vibrazione all’interno del corpo, uno spasimo finale di affermazione, di un’ultima appassionata parola, molto simile alla fila d’asterischi che si mettono per indicare la fine di un paragrafo e un’interruzione dell’argomento.                                                                                                            Quando le ragazze tornarono a casa durante le vacanze estive del 1913, quando Hilda aveva vent’anni e Constance  diciotto, il padre  s’accorse che avevano sperimentato l’amore.                                                              

l'amour avait passé par là , come aveva detto qualcuno. Ma era un uomo che aveva vissuto e lasciò che la vita facesse il suo corso. Per quanto riguarda la madre, una malata di nervi durante gli ultimi mesi di vita, voleva solo che le figlie fossero <> e che si <>. Lei non aveva potuto farlo, le era stato negato. solo il cielo sa perchè, visto che era una donna economicamente indipendente e che sapeva il fatto suo. Dava la colpa a suo marito. Ma a dire il vero, la colpa stava in un residuo d'autoritarismo subìto che non riusciva a scrollarsi di dosso. Non aveva niente a che fare con Sir Malcom, che lasciava la moglie, nervosamente ostile e recalcitrante, libera di comandare in casa mentre lui si faceva i fatti suoi. Così le ragazze furono libere, e tornarono a Dresda, alla loro musica, all'università e ai loro amori. Amavano i loro rispettivi compagni e ne erano ricambiate con tutta la passione dell'affinità intellettuale. Tutte le bellisssime cose che questi giovani pensavano, esprimevano e scriveveno, venivano pensate, scritte ed espresse per le loro compagne. L'amico di Connie era un appassionato di musica e quello di Hilda di meccanica. Vivevano totalmente per le loro compagne. Nelle loro menti e nel loro eccitamento spirituale, intendo dire. è curiosa la sottile ma innegabile trasformazione che avviene negli uomini e nelle donne. Queste ultime si fanno più floride, più raffinatamente formose, le asperità giovanili si addolciscono, assumono un'espressione ansiosa e trionfante. Gli uomini diventano più tranquilli, più posati, la forma delle natiche e delle spalle si fa meno decisa, più esitante. Nel brivido causato dentro il corpo dal rapporto sessuale, le due sorelle caddero quasi in preda allo strano potere maschile. Ma si ripresero rapidamente, considerarono quel brivido sessuale una sensazione, e rimasero libere. Invece gli uomini, grati alle loro donne per l'esperienza sessuale, si lasciarono prendere l'anima. E poi sembrarono come chi ha perso uno scellino e ritrova sei penny. L'amante di Connie tendeva alla musoneria e quello di Hilda al sarcarsmo. Ma è così che sono gli uomini! Ingrati e mai soddisfatti. Quando li respingi ti odiano perché li respingi; e quando li vuoi ti odiano lo stesso, per qualche altra ragione. Oppure senza nessuna ragione, solo perché sono come bambini capricciosi mai soddisfatti, qualunque cosa ottengono, e per quanto una donna possa fare. Poi, scoppiò la guerra, Hilda e Connie furono fatte tornare in fretta a casa dove erano già state in maggio per i funerali della madre. prima del natale del 1914 i loro giovani amici tedeschi erano morti: le due sorelle li piansero e li amarono appassionatamente, ma nell'animo li dimenticarono. Non esistevano più. Entrambe le sorelle vivevano nella casa del padre, anzi della madre, a Kensington, e frequentavano il giovane gruppo di Cambridge, il gruppo che si dichiarava per la << libertà>>, per i pantaloni e le camicie di flanella aperte sul collo, per una specie di ben educata anarchia sentimentale, per un tono di voce basso e bisbigliato e un modo di comportarsi ultrasensibile. Hilda, però improvvisamente sposò un uomo più vecchio di lei di dieci anni, un membro più anziano di quello stesso gruppo di Cambridge, un uomo con un discreto patrimonio, e un lavoro ben retribuito per il governo e poco impegnativo: scriveva inoltre saggi di filosofia. Hilda andò a vivere con lui in una piccola casa a Westminster, e frequentò quel mondo fatto di gente che lavora per il governo e che non è in cima alla scala ma è, o vorrebbe essere, il vero potere intelligente della nazione; gente che sa di cosa parla o che parla come se lo sapesse.Connie fece un piccolo lavoretto di guerra e s'associò agli intransigenti portatori di pantaloni di flanella di Cambridge, che, sino a nuovo ordine, si beffavano di tutto. Il suo amico era un certo Clifford Chatterley, un ragazzo di ventidue anni, che era ritornato in fretta da Bonn, dove studiava la tecnica dell'industria mineraria. Aveva passato in precedenza due anni a Cambridge. Adesso era diventato primo luogotenente in un'elegante reggimento e così, in uniforme, poteva con piu comodo beffarsi di tutto. Clifford Chatterley era socialmente superiore a Connie. Connie apparteneva all'intelligenza ricca, ma lui all'aristocrazia. Non all'alta aristocrazia ma sempre aristocrazia. 

 
 
 
 

 

 

 

 

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