Merube

diafiṡàrio 9


 Corpus mea different est. Ed io in esso mi dissipo come fosse un congegno che si rimette a posto da solo, che erra ancora nelle ore di luce, nei suoi strati di subtile pelle, senza tenere conto che all'imbrunire può essere una piena traslucida corroborante a calice sul tuoi zigomi. Il mio, è un corpo flesso su pareti di secrezione lattea cocente di un giorno ricalcitrante all'altro, un tonfo sidereo che procede e va oltre da solo, su ossa scoperte che non serbano traccia ma che avvinghiano le mie alle tue con parole scapicollate tra gli spazi di freddo che insorgono a velo sull'effervescenza del tuo [non] senso.