Merube

diafiṡàrio 11


 Pare dilatarsi oltremodo la gabbia toracica, proprio come un cŏr rigurgitante. E quel muscolo cardiaco lo si percepisce nell'esofago, nel mentre. Non fa discrimen no. Ci si sente dilaniare e non si fa nihil per inibirlo, come non s'interdisce al  mare di ansimare mediante i flutti marosi,  perché non avrebbe senso alcuno. Di colpo la glottide si schiude e il pelăgus tossisce, a volte rantola. Il suo ritmo poi riacciuffa vigŭi. Come lo recupero io. Squartata da beatitudo et spasmus in equanime misura. Venuta alla luce, perita, risorta, entità pagana, brutus imago del sacro, spacciata, insalvabile, eppure così ambitiosum da blasfemare sulla vita.