Ombre di Luce

il reduce


Carissima,ricordi cosa scrissi nella lettera che, un giorno di fine luglio di nove anni fa, ti inviai? No, non credo ricordi: non sapevi che ero in guerra.In principio entri senza alcuna consapevolezza in un campo minato. La disattenzione che hai verso di te si tramuta in paura per un segnale inequivocabile ... una mina che, senza ragione apparente, esplode e ti rintrona. Ne rimani sconvolto; allora, come un cieco con il suo bastone bianco, vai tastando il suolo su cui ti appiattisci in cerca dell'uscita.Inutile. C'è il fuoco delle mitragliatrici delle emozioni; disgraziate ti martellano quasi incessantemente: e ogni pallottola non t'uccide ma t'apre ferite da cui sgorgano l'umore del corpo e parti della tua anima. E poi c'è l'artiglieria dei ricordi; ancora più devastanti ché non sono costanti come le mitragliatrici, ma ogni l'esplosione ti rimane nelle orecchie - bum, bum, bum - anche quando hanno cessato di avvolgerti nell'onda sonora. E t'accorgi che non puoi tornare indietro...Ricordo la mia guerra, e ora mi chiedo se è veramente finita, come si chiederebbe ogni reduce, ferito profondamente, poiché nessuna pace è una pace uguale alla precedente, soprattutto se le cicatrici dolgono ancora. Tuo,AM