Ombre di Luce

(39) parole come foglie


(Un consiglio comune vuole che non bisognerebbe rileggere le parole che sono state scritte in passato. Comprensibile: quelle parole potrebbero risuonare strane poiché ci siamo e-straniati dalle emozioni e dai sentimenti che le hanno generate. È un consiglio a cui mi attengo. Tuttavia sono stato «costretto» a farlo, da un'amica (parentesi nella parentesi; che bella parola «costretto»: stringere a sé. Perché se ne dà un’accezione negativa?) Eppure, rileggendone alcune non c’è stato l’atteso disagio, non mi sono percepito estraneo a me stesso: le parole rimanevano intatte: intatto era l’alito vitale che le percorreva. Il vecchio saggio affermava che nei vortici di simmetrie tra mondo interiore e realtà esterna accadono eventi sincronici; così, mentre in treno tornavo verso casa e cercavo dentro me l’immagine del mio stato d’animo, ecco l’evento: un paesaggio di filari d’alberi, di noce e di olivo. E le foglie di noce, grandi e gialle, cadevano nel vento; e le foglie d'olivo, verdi e slanciate, rimanevano piene sui loro contorti palchi.  Le parole sono come le foglie: a volte cadono a terra per riprendere il ciclo, altre rimangono fedeli al senso dei loro circonvoluti pensieri.)