Ombre di Luce

discese


Dei pochi tag che qui ho creato quello del “sognando” è il più incomprensibile, il più improbabile, il più ermetico di tutti: le parole tra-scritte dai sogni che si liberano dalle mie sinapsi sono, nello stesso tempo, un tra-durre e un tra-dire l’inafferrabile fantasia notturna. E se i sogni sono un’ill-azione, perché non supporre che conducano (anche) l’anticipo di un’aspirazione, di una situazione, di una costruzione che vagheggia ai confini più estremi delle nostra psiche non ancora avvistata dalla vedetta (la ragione) posta sul pennone più alto della nostra fragile nave (l’Io)? Così, le scene di un film serale, improvvise, mi riconducono a lontani sogni in cui un’ascensore raggiunge, contro ogni mia volontà, oscuri sottoscala, regno di supposti ma invisibili demoni che, nonostante vani sforzi, mi ospitavano per pochi vibranti attimi. Sogni chiari nella loro ripetizione. Ed allora, perché non dovrei considerare che Es(so) pensava già allo sprofondare della mia ragione, alla discesa negli inferi, al pathos che poi sarebbe andato in scena nel teatro della mia vita?