Ombre di Luce

distanze


Carissima,se c’è una distanza tra di noi, ed ora so che è una distanza incolmabile, è sul quanto siamo permeabili agli altri, su come discriminiamo le opinioni altrui e ci adoperiamo per essere nella «comunità» in cui siamo. E non ne faccio una questione metafisica sul come essere-per-altri. Più semplicemente, una questione di affermazione di individualità: perché non essere quello che si è poiché gli altri aspettano che tu sia quello che loro ti indicano è la sconfitta di ogni individuo. Mi obietterai che questo è quello che accade quotidianamente, e che a volte prende il nome di compromesso. Ti risponderò ricordandoti che non solo hai lasciato un amore, ma anche lasciato alla deriva un’amicizia per tema di essere giudicata, per tema di non ricevere apprezzamenti: per gli altri eri troppo vicina a quello che sei. Ho detto che c’è una distanza; vedi, non affermo un giudizio. Il giudizio è su gli altri, e non è un giudizio morale — che un poeta aveva ben espresso con la frase: si sa che la gente dà buoni consigli se non può dare il cattivo esempio.  È che indichiamo, consigliamo, proponiamo, ammoniamo: crediamo di sapere che cosa succede agli altri e che cosa è bene per loro. Scriveva il vecchio saggio, che questo atteggiamento deriva non tanto da una sovrana trascuratezza per ciò che è diverso, quanto da una tacita premessa di sostanziale identità. Così, ogni opinione soggettiva assume validità universale. E il “Me” deve essere uguale, o quanto meno conforme, ad “Altri”: obliterazione dell’individuo: diventa ciò che non sei. Carissima, quanto siamo distanti, io e te!Il tuo lontano individuo,AM