Ombre di Luce

né giorno né notte


Ore 5e45: né notte né giorno — ed è chiara la preferenza per questa ora: io sono «ombre di luce»; io non sono carne, io non sono pesce. Passeggio nell’immobilità: l’aria è ferma; è ferma la foschia. È immobile la bandiera che sporge dal palazzo davanti ad una piazza immobile, circondata da lecci immobili. È immobile la fontana della piazza: neppure un torturante sgocciolio. Sono immoti i cinque lampioni che conto (cinque: perché mi tormenti?) sospesi in un nulla perché anche il cavo che li sostiene si confonde nella notte. Un cartello stradale: immobile oggetto per due movimenti: o avanti o a sinistra. Perché lo noto solo ora? A sinistra è un vicolo cieco, una strada senza uscita: ora comprendo.  In stazione è tutto immobile: se non fosse per l’altoparlante continuerei a nullificarmi. Come vedi, mia cara, qui dal fronte niente di nuovo. E un «niente» mi separa da te: così oggi conosco già le tue azioni: o mi salvi l’anima, cara, o mi spari ancora.