Ombre di Luce

come comete /2


 Non piacerà, ma riprendo la metafora del «come comete». È che c’è un’illusione, che sottende un gioco giocato dalla nostra volontà e, se volete, dalla nostra ragione. L’illusione è posta nel periplo delle comete: vederle allontanare è immaginare che quel tragitto definitivamente le disgiunga dall’insopportabile energia e dall’insostenibile pressione che hanno patito. Ma il periplo è andate-e-ritorni. Così a volte il giro è lungo, altre corto; pochissime altre si esaurisce e precipita nell’appartenenza ad un luogo magmatico non narrabile da nessuna delle parole della ragione. Ma questa è la condizione di ognuno di noi, la condizione umana: con-tenere il dolore, la sofferenza, come ineludibile e incancellabile appartenenza dell’essere. Certo potremmo cercare il sollievo nelle parole, rimuovere il senso di questa tragicità, sopprimere con acerbe medicine ogni manifestazione del soffrire. Ma eliminarlo non è possibile. (E tuttavia: nella radice dell’uomo, là dove non c’è una «ragione» forse — ma è un forse ragionevole — non c’è più dolore?)  Non piacerà ma, «come comete», siamo effimeri.