Ombre di Luce

oggetto buono, oggetto cattivo


Ognuno si lascia dietro qualcosa che non va più d’accordo con la sua vita, senza che tuttavia abbia la sensazione di essere diventato più povero. D’altra parte esistono persone che non riescono a separarsi da nulla. Per paura di perdere le storie della loro infanzia le raccontano fino alla nausea ai loro interlocutori. Guai a lasciare in giro una parola dimenticata! Quelle persone muoiono tenendo in braccio lo stesso orsacchiotto con il quale sono cresciute. Si vede che l’orecchio mancante è stato aggiustato con affetto, però si vede anche che è stato aggiustato.M. Krüger, La violoncellista.[E chi aggiusta con affetto gli oggetti della sua infanzia, vedendoli come oggetti buoni, finirà per rimettere in sesto per sé i giocattoli buoni dell’età adulta che, malgrado una volontà contraria, si sono degradati, danneggiati, rotti — e così è anche per gli oggetti cattivi: da adulti si corrompe, a volte si distrugge, ciò che è apparso maligno nell’infanzia. Ma non ci si rende conto che quel continuo aggiustare, quel giocattolo tutto consunto, finisce per trasformarlo in un oggetto pernicioso e cattivo, una teratologia immaginale, ché negli orsacchiotti non si può mettere un orecchio al posto del naso e una zampa al posto della coda. Perché, allora, lasciarlo con l’orecchio o la coda mancante? Forse perché ci rende il senso ultimo di tutti i sentimenti umani: imperfetti e limitati.]