Ombre di Luce

cosa vedi in questa macchia?


Alle volte, e la cosa non mi dispiace, credo che le mie parole, qui articolate in forme polimorfiche, dis-articolate in chiaroscuri e sfumature, appaiono come macchie di Rorschach. La mia scrittura si presta a - o vuole? - questa giostra, che è il farsi vicino, un congiungersi, se volete una tenzone, con il lettore. C'è chi legge la farfalla, chi un corpo, chi il desiderio, chi l'infelicità. Non è solo la singola parola - che avrà voluto dire con "fossa"? - ma anche l'evocazione del discorso,  che è di ogni discorso, che conduce nei luoghi del pensiero meno immediati, più im-pensati, ri-piegati, e così dis-piegati. Altre volte è l'associazione poiché - mi si perdoni l'autocitazione - quando apriamo un libro sfogliato molte volte, le sue costole ci mostrano le pagine più lette. Così è l'essere umano: si apre dove è più consunto. Comunque sia l'involucro delle mie macchie sia come un dono, un dono per uno scambio: che voi doniate a me il senso delle (mie e vostre) macchie.