Creato da archetypon il 03/08/2005

Ombre di Luce

Davanti a me fluttua un'immagine, uomo o ombra, più ombra che uomo, più immagine che ombra. (W.B. Yeats)

 

mi ripredo i sogni

Post n°1598 pubblicato il 12 Febbraio 2016 da archetypon
 

Martin Stranka - listen
e non aspetto le tue regole neanche un minuto
propongo i sogni liberi di chi ti ha creduto

Raphael Gualazzi, Senza ritegno

 

[Perché mi è risuonata dentro questa frase? Per avere atteso le regole, producendomi in passi indietro e anche oltre, un po' al di là, in una danza immobile come di ogni vigliacco? Ed è vero: non c'era minuto in cui non aspettavo le regole. Allora desidero confessare che non aspetto più le (tue) regole e mi riprendo i sogni, che in quanto miei e in quanto sogni erano, e sono ancora così, unici e liberi dalle ragionevoli regole, sogni di chi (ti) ha creduto che da quelle regole potesse nascere il sogno più bello.]

 
 
 

operazioni d'amore

Post n°1597 pubblicato il 09 Febbraio 2016 da archetypon
 

uccidere l'amore
Cara,

dici che bisognerebbe uccidere il sentimento malato. Ma il sentimento è (di) chi lo prova, non sono separabili. Così accadrebbe che potremmo riuscire nell'operazione ma perderemmo il malato, il suo essere nel mondo, ciò che è. Nelle cose di psiche gli antichi hanno ancora ragione.

E poi: è il sentimento malato o lo sono le emozioni, poiché il sole è diverso dai suoi raggi, il torrente è diverso dal suo frastuono, il fuoco diverso dal suo calore. E poi: diremmo che il sole è eccessivo se i raggi ci arrossano la pelle, il torrente fastidioso se ci stordisce, il fuoco malato se ci bruciamo alla fiamma?

Ovvio che tra tutti i sentimenti il più malato appaia l'amore soprattutto se i raggi non raggiungono la pelle, se il torrente non scorre impetuoso nel suo alveo, se il fuoco non brucia la sua fiamma. Uccidiamo il sentimento, terminiamo il malato. Invoco allora una pillola per dimenticare, senza troppi rimorsi, il sole, il torrente e il fuoco. Tuo,

AM

 

 
 
 

oscurità, mia vecchia amica

Post n°1596 pubblicato il 04 Febbraio 2016 da archetypon
 

Manuel de Francesch - Il Suono del Silenzio (The Sound of Silence)
Hello, darkness, my old friend / I've come to talk with you again

Ciao, oscurità, mia vecchia amica / Sono tornato per parlarti ancora

Simon & Garfunkel, The sound of silence


[Appartengo a una razza difficile: gli affascinati dalle ombre, in dialogo con le oscure forze, bellezze invisibili a occhi irretiti dalla luce. Un abisso nel fondo delle tasche, dove le mani della notte, sfiorate dal timore, eppure subito tremore di piacere, raccolgono vaticini. Tocca interpretarli, altre difficili intuizioni per occhi irretiti dal giorno. Oscurità che sfuma nei sogni. Sogni che ti destano nell'oscurità. Ho chiesto anche stanotte alla mia amica Ombra. Come sempre, come attendo sempre, le sue risposte]

whisper'd in the sound of silence.
diventano sussurro nel suono del silenzio.

 

 
 
 

malsano ticchettio

Post n°1595 pubblicato il 02 Febbraio 2016 da archetypon
 

malsano ticchettio
dicembre 2014

... non mi sento bene - una malattia del corpo? O della mente? Ma esiste il dualismo nella malattia? È che percepisco un forte calore - interiore? - e la mia testa a volte è come se sbattesse - pensieri come navy seal che irrompono e sparano - e il corpo prende per il culo l'anima piagnona - potrei correre la prossima maratona. Così, ascolto questo "male": sfridi, attriti, eccentricità, ronzii. Un ticchettio. Sembro un meccanismo usurato. Così, mi dico: questo accade a immaginarsi sempre in corsa, sopra giri, dentro una velocità in cui l'assordante non riesce a coprire il rumore di quel ticchettio. Tic, tac... L'assurdo: non si muove alcuna lancetta. Tutto fermo. La diagnosi è chiara: sono una rombante bomba disinnescata, un feticcio della paura e dell'inquietudine utile solo per fingere di sentirsi male, di esplodere. Tic, tac, tic tac. Non mi sento bene, in attesa del prossimo disinnescante assalto dei miei pensieri...

 
 
 

sasso dopo sasso

Post n°1594 pubblicato il 29 Gennaio 2016 da archetypon
 

raccogliersi


È più facile, per molti, raccogliere un sasso da terra che raccoglierlo dall'anima. Per molti ma non per tutti. C'è chi, con un moto a cui tanto quanto non sa resistere altrettanto non sa spiegarselo, intraprende un'opera di bonifica: sasso dopo sasso, raccoglie i pesi dal suo cuore, li soppesa, ne assaggia le superfici, ne persegue i colori, li colleziona anche quando li ripone all'originale posto.

C'è chi in questo raccoglier(si) vuole perdersi. E non per ritrovarsi. Ritrovarsi è equilibrio. La vita può essere anche equilibrio, ma è un istante. La vita per essere vitale deve (s)perdersi, poiché solo allora nel(lo s)perdersi c'è ricerca, tensione, scoperta, rivelazione, cambiamento, evoluzione. Sasso dopo sasso.

 

 
 
 

a testa in giù

Post n°1593 pubblicato il 25 Gennaio 2016 da archetypon
 

altra metà del cielo
Carissima,

rileggo gli sms, versione moderna della corrispondenza avvizzita del passato, la nostra come di tutti, e mentre sorrido riconosco in essi l'ambivalenza degli affetti, quelli profondi, i nostri come di tutti, che riempiono righe di un verbale odio, posticcio e più facile e immediato del suo gemello radicalmente opposto, ché quando non puoi dare corso alle passioni cerchi sempre la forma più veloce per liberarti.

Quel sorriso è figlio dei ricordi ma un'eco risponde alle evocazioni, suono che ripete, nelle gole della memoria, assenza, assenza, assenza. Puoi così desiderare il desiderio, come si desidera la bellezza di una irraggiungibile rosa sola in un vasto giardino di gramigna. Ricordi: ho coltivato la rosa e la gramigna. Ma questo te lo scriverò nell'odio che verrà. Tuo,

AM

 

 
 
 

perduto in un incantesimo

Post n°1592 pubblicato il 20 Gennaio 2016 da archetypon

perduto in un incantesimo
inverno 1709

... mi sono perso, qui, e non ho ancora ritrovato la via non potrei poiché è bellissimo perdersi in quest'incantesimo, tu, incantesimo magia mistero dannazione che non trovo ritrovo, lì, ché sfuggi a ogni recinto desiderio sogno così che resta la passione nella gola, qui, mi resta dentro circumnaviga il corpo, tu, così l'eros che si fa parola mi riempie di solitudine voglia amarezza piacere e ho miraggi visioni, lì, e la tua pelle come un'oasi nel deserto ancora mi cattura, qui, e nel deserto cerco un appiglio un colore una foto un suono, tu, e perduto sento solo la tua voce come il coro delle sirene di Ulisse m'incatena...

 
 
 

c'erano, e continuano a esserci

Post n°1591 pubblicato il 15 Gennaio 2016 da archetypon
 

v. schietti - opere di luce
Carissima,

c'erano una volta, tanti anni fa, e continuano a esserci, due schietti amici, duellanti in una danza di fiori e spade, barocca definizione di due che amorevolmente se le danno, e neppure tanto metaforicamente, tra cuore e pelle, poiché, nel bene e nel male, in salute e in malattia, il simile cura il suo simile, che durano i simili più degli opposti, giusto per dire che se due guardano nella medesima direzione vanno più lontano di chi guarda in direzioni opposte, e se le danno, dicevo, mettendoci l'anima, poiché l'anima si erano giocati una volta, potrebbe esserci una seconda, dove è uno lì sarà il due, e l'avevano perduta l'anima, certo poi ritrovata, ché bisogna perdersi per ritrovarsi, anche se pare uno si perse più dell'altra, e continua a perdersi, ma non sapremo la verità fino a quando non le tocchi con mano non le realtà ma le bugie, ché dietro ci sono le verità, questo per dire che se c'erano, e continuano a esserci, dietro le loro bugie forse un qualche altro sentimento deve sostare, ma se c'era una volta, tanti anni fa, ora non illudiamoci che continui a esserci, tanto basta la danza, barocca definizione di due che amorevolmente se le danno, schietta amica. Tuo,

AM

 
 
 

sapevo cos'è l'amore

Post n°1590 pubblicato il 11 Gennaio 2016 da archetypon
 

sapevo cosa è l'amore

Sapevo cos'è l'amore.
Giri l'angolo ed è una bambina che tiene per mano un mostro.
Ti volti ed è un oscuro presagio in un viso luminoso.
Guardi in basso ed è un pozzo nero dentro un prato verde smeraldo.
Guardi in alto e non ricordi il tuo nome ma di tutte le stelle in cielo.
A quel punto, se chiudi gli occhi, non sai ancora cos'è l'amore.

 
 
 

da un buco nero

Post n°1589 pubblicato il 08 Gennaio 2016 da archetypon
 

Antonella-Rizzo__oltre-il-buio-dell-anima
gennaio 2116

... stai ruotando. Cosi forte che sospingi i pensieri all'interno. Non c'è luce che esce. Vorticando su te stesso ti chiedi perché li fuori c'è qualcosa. Qualsiasi cosa. Eppure, improvvisamente, afferri. Ingurciti materia, da lì fuori. Oscurità per una luce che non vede la luce. Ha diversi nomi l'oscurità. Potresti conoscerli tutti. Ne scegli alcuni. Quelli più torbidi, specchio irriflesso di antimateria. Ora lo scrivi, ora lo vivi. Stillicido archittetato per un grande rutto...

 

 
 
 

tra le nuvole

Post n°1588 pubblicato il 04 Gennaio 2016 da archetypon
 

tra le nuvole
Quando il cielo è sereno
come è bella la vita
poi una nuvola di colpo
ripristina il tradimento che c'è.

C. Zavattini, Ligabue



[La felicità è nemmeno una nuvola. Così è di colore blu. In ogni stagione. Ma dico anche di notte stellata. E il mio dire è già tra/dire ché il tuo blu e le tue stelle non sono le mie. Tra te e me il dire. Al blu, e al silenzioso indire, preferiamo la parola. Mettiamo nuvole nel cielo. Torna il dire tra noi. Ogni dire è un tra/dire. In ogni blu.]

 
 
 

ricetta di vita(lità)

Post n°1587 pubblicato il 17 Dicembre 2015 da archetypon
 

cibo dell'immaginazione -
354) Puoi smettere di sognare ma mai devi smettere di immaginare, di quella immaginazione che edifica, poiché se il sognare assurge dal profondo, mastica l'anima e serve il cibo per i desideri del mattino, l'immaginare assurge dal profondo è introdotto nell'anima che partecipa alla preparazione del cibo, lo rielabora, e un nuovo sapore ti dona.

 
 
 

rigattiere del cuore

Post n°1586 pubblicato il 14 Dicembre 2015 da archetypon
 

Studio Kal - Pieces of heart
Ora che non ho più scala
Devo restare giù dove le scale cominciano:
Nella sporca bottega del rigattiere del cuore.

W.B. Yeats, The Circus Animals' Desertion


[Ero ricco, sapete? Una fortuna. Poi un giorno un tumulto, e del cuore sono diventato un ferrovecchio. Così ora raccolgo e inventario. A chi mi chiede cosa, in questa oscura cantina, dico, senza amarezza, che lucido i sogni che qui aleggiano, nella cantina del mio cuore, portando pezzi del vostro che avete gettato e che io, rigattiere del cuore, raccolgo e ri-immagino per voi. Poiché del cuore non si dovrebbe gettare alcunché.
Lo sapete?]

 
 
 

(non) credo all'amore

Post n°1585 pubblicato il 10 Dicembre 2015 da archetypon
 

(non) credo all'amore
Non credo all'amore che dopo poche lune si chiama amore, che si innamora dell'amore, che ha bisogno di amore, che si proclama amore senza averne il corpo né l'anima, che si allontana dopo poche albe poiché grida amore.

Credo all'amore che tace il suo primo vagito, che si spaventa del terremoto silenzioso nel corpo, che patisce e patisce, che desidera il buongiorno nella solitudine dell'alba con cui attende un unico amore.

 

 
 
 

nel tempo

Post n°1584 pubblicato il 07 Dicembre 2015 da archetypon
 
Tag: Poesie

RUAA AL BAZIRGAN, “DREAMING WOMAN”
Ti farò un regalo, oggi.

Laccio alle parole che ho perduto, ieri.

Sorriso immutato tra cuore e cuore, domani.

 

 
 
 

capro espiatorio

Post n°1583 pubblicato il 02 Dicembre 2015 da archetypon
 

capro espiatorio


Carissima,

Sono il tuo capro espiatorio, la vittima oggi innocente, eppure che fu colpevole. Quella colpa è ancora nella vendetta: perciò mi recidi l'anima.

Ogni giorno, per quanto invochi la grazia, ignori ogni invocazione. Il lontano tempo della felicità è la sentenza. Il coltello taglia.

E il giorno successivo taglia ancora, in una ripetizione che come capro espiatorio mi rende simile a una divinità pagana sacrificata per un dio testamentario. Il coltello taglia.

Dovrei riuscire a disarmare la tua mano, un moto nell'anima per salvarmela. Ma in fondo è proprio in nome di Anima che lascio il tuo coltello, ancora e ancora, tagliare. Tuo,

AM

 

 
 
 

appiglio

Post n°1582 pubblicato il 01 Dicembre 2015 da archetypon
 


354) Ore tre e dieci. L'ora in cui cerchi un appiglio. E trovi il silenzio.

 
 
 

lontano, tornare

Post n°1581 pubblicato il 26 Novembre 2015 da archetypon
 

spazio profondo
novembre, 1999


... ecco, sono giunto al punto più lontano dal mio sole. E' alle spalle, nel buio, davanti le tenebre. Cercavo (nel)la traiettoria, le tenebre: mi appartengono ma non saranno. Potrei andare oltre. Ognuno di noi può. Profondo ma non oltre. Così è ora di tornare. Il sole non sarà più come prima ma anche io non lo sono più. Non posso che tornare. Ho veduto troppo, ho spinto troppo la pietra nel tempo e nello spazio freddo e silente. Lontano altre stelle, non un giro solo me le farà raggiungere, e non ho che un giro. Infrangermi è scritto, nella traiettoria. Tornare, poiché è meglio finire nel mio sole che in queste tenebre vuote, oltre il profondo...

 
 
 

gioco degli equivoci

Post n°1580 pubblicato il 24 Novembre 2015 da archetypon
 

non ricordo
Carissima,

Ricordi, il dolce panino, pranzo al sole, saluto alla nascita di un figlio? Ricordi la scalinata e il litigio? Ricordi la prima volta in viaggio insieme verso una fredda giornata in montagna, in veste di ladri del nostro tempo? Ricordi la panchina dove attendevo che ti mostrassi alla finestra di quel maledetto padiglione d'ospedale? Ricordi il buio delle piccole e chiuse stanze dove felicità si consumava con la speranza di un futuro che non è?

Ricordi?

Hai detto, con gli stessi occhi di quel tempo: non mi ricordo proprio niente.

Tuo,

AM

 
 
 

ciò che dai, ciò che perdi

Post n°1579 pubblicato il 16 Novembre 2015 da archetypon
 

unus mundus
Ciò che tu dai è tuo, per sempre.
Ciò che tieni è perso, per sempre.

Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano (film, 2003)


[Il cuore è universale e unico. Le regole della luce, come quelle delle ombre, albergano nell'unico vostro cuore, come nei cuori di tutti. Ciò che diamo nella vostra vita è unicamente nostro poiché nessun'altro potrà darlo nel medesimo modo. Così, ciò che serberemo, ciò che non daremo, farà perdere al cuore universale un pezzo di sé. E te, amore mio, a cui ho dato, per sempre, lascerai che perdiamo, per sempre?]

 
 
 

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AVVERTENZE

Leggerete in trenta secondi;
poi torneremo al silenzio.

I testi in corsivo sono citazioni.

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CIÒ CHE ORA LEGGO

A MEMORIA

Si può mancare non solo la propria felicità, ma anche la propria colpa decisiva senza la quale un uomo non raggiunge mai la propria totalità.

- C.G. Jung
 -


Quando uno ha avuto una volta la fortuna di amare intensamente, passa la vita a cercare di nuovo quell'ardore e quella luce.

- A. Camus -



Il serpente aveva appena guardato quella venerabile immagine quando il re prese a parlare e domandò: «Da dove vieni?». «Dai crepacci in cui abita l'oro» rispose il serpente. «Che cosa è più stupendo dell'oro?» domandò il re. «La luce» rispose il serpente. «Che cosa è più vivificante della luce?» domandò il primo. «Il dialogo» rispose il secondo.

- Goethe -


Quando devi scegliere tra due cammini, chiediti quale abbia un cuore. Chi sceglie il cammino del cuore non sbaglia mai.
- Popol Vuh -

 

Chiunque prende la strada sicura è come se fosse morto.

- C.G. Jung -

 

Nel coltivare se stessi non esiste la parola "fine". Chi si ritiene completo, in realtà, ha voltato le spalle alla Via.

- Yamamoto Tsunetomo -


La vita, per compiersi, ha bisogno non della perfezione ma della completezza. Di questa fa parte "la spina nella carne", la tolleranza all'imperfezione, senza la quale non c'è né progresso né ascesa.

- C. G. Jung -


Un uomo che dubiti del suo proprio amore può, o meglio deve dubitare di qualsiasi altra cosa meno importante.

- S. Freud -

 

Io sono, più di ogni altra cosa, quel che non sono riuscito a compiere. La più vera delle vite che indosso, come un fascio di serpenti annodato a un'estremità, è la vita non vissuta. Sono un uomo che ha vissuto immensamente. E che nella stessa misura non ha vissuto.

- V. Vosganian -


Tutto ciò che teniamo dentro di noi senza viverlo cresce contro di noi.

- M.L. von Franz -


E poi ti voglio bene, nel tempo e nel freddo.

- Julio Cortàzar -

 

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