TrueMetalBlood

“...I just want to melt into the sun again once more round the sun we go again...”

I Mastodon si confermano un gruppo incapace di restare fermo, sempre desideroso di percorrere nuove strade e di ripresentarsi ai propri ascoltatori con qualcosa di fresco e originale. Nell' autunno del 2011abbiamo lasciato i Mastodon con album “The hunter”. Senza lasciarci punti di riferimento, rendendo inutile ogni confronto col passato, il quartetto della Georgia, universalmente riconosciuto come una delle migliori realtà emerse in ambito metal negli anni 2000, col suo ultimo disco “Once More ‘Round The Sun” ci regala il tipico piacere che deriva dalla sorpresa, dal lasciarsi andare e farsi trasportare senza sapere dove si verrà condotti. Confrontare “Once More ‘Round The Sun” con i precedenti capitoli della band sarebbe inutile. Sorprendente, evocativo e psichedelico: questo è “Once More ‘Round The Sun”, sesto album in carriera per i Mastodon. Tutti quelli che hanno seguito fedelmente i Mastodon nel processo della crescita iniziato con “Crack The Skye”, potranno sentirsi ripagati anche questa volta. E’ tornato l’epos, quello esploso nelle orecchie di migliaia di metaller con “Leviathan”, e ora di nuovo presente, in una versione meno aspra ma dotata di un fascino irresistibile. Partendo dalla coloratissima copertina è evidente che tutte le 11 tracce del album rappresentano un caleidoscopio di emozioni, mondi particolari e diversi tra loro che aspettano solo di essere esplorati.

Tribute to the Early Thrash Gods

Il gruppo finlandese Axegressor macina riff aggressivi dal 2006 e torna adesso con il suo nuovo album semplicemente intitolato “Last”. Non hanno inventato niente ma ancora una volta hanno fatto bene il loro compito.

“Last” è una più che valida rappresentazione attualizzata della storia del thrash metal. Alcuni esempi fra i più convincenti della tracklist: l’ottima “Mind Castration”, brano fra i più lunghi che propone tutta la varietà ritmica di cui sono capaci gli Axegressor. È il più “americano” dei pezzi presenti, vista la componente groove del riffing perfettamente miscelata alle accelerazioni che puntuali arrivano a movimentare l’ascolto. Altro esempio di thrash d’impatto monocorde dopo un minuto e mezzo di riffing lento è l’opener “Freedom Illusion”, appositamente piazzato in apertura per far crescere l'interesse. Passiamo alla “Merciless Reality Check”, composizione più ragionata ma sempre carica di aggressività, come a ribadire che la velocità non è tutto in questo genere musicale. E poi la mitica “Command To Last”, un concentrato di adrenalina tutta percussioni e urla al microfono. Ma anche le altre non sono da meno a impatto e coinvolgimento.

Dunque, se avete nostalgia per il thrash metal degli anni 80 di Exodus, Kreator, primi Slayer, primi Metallica e Destruction – allora gli Axegressor sono per voi.

“Never Forgive, Never Forget”... never forgive

"War Eternal" è il nuovo album degli svedesi Arch Enemy, il primo senza Angela Gossow, la quale ha rivelato che era ormai giunto il momento di entrare in una nuova fase della sua vita. Il posto vacante è stato preso da Alissa White-Gluz, ex-cantante dei canadesi The Agonist. Ci troviamo ancora una volta di fronte ad un disco suonato in maniera impeccabile, ma che appare totalmente piatto e privo di spunti interessanti. Tutte e tredici le canzoni sono poco ispirate e parecchio simili tra loro. È ormai evidente che Michael Amott abbia perso l’ispirazione. L’unica canzone ovvero degna di attenzione è Time Is Black. Per quanto riguarda la prova al microfono di White-Gluz, non c’è molto da segnalare; si limita a svolgere il suo compito senza regalare chissà quali emozioni, ma è anche vero che rispetto alle ultime prove della Gossow è sicuramente più grintosa nei momenti più violenti. Ed è un peccato che le capacità vocali della nuova cantante non siano state sfruttate al meglio, perché la band avrebbe potuto puntare sul suo cantato pulito per realizzare un prodotto diverso dal solito.

Niente paura comunque, perché globalmente i brani funzionano tutti discretamente bene, riuscendo a non annoiare troppo, neanche dopo ripetuti ascolti... ma chi pensava che gli Arch Enemy potessero tornare a dettare le regole del melodic death metal si sbagliava di grosso.

Vietato ai minori di 14 anni, gli anziani e le donne incinte.

La band belga Aborted torna a colpire dopo due anni con un capolavoro assoluto “The Necrotic Manifesto”, album devastante e in linea con la produzione recente della band, ovvero un Death brutale. Nel corso degli anni gli Aborted hanno perseguito con puntuale ferocia l’intento di spaccare tutto e ci riescono ancora una volta. Sven, l’unico membro originale rimasto, come al solito si prodiga nel fondere il microfono col suo growl profondo e inumano.

Aborted negli ultimi anni è in continua crescita sia a livello compositivo che di fama mondiale.

“The Necrotic Manifesto” - 15 tracce mortali e senza pietà. Dopo “Six Feet of Foreplay”, un intro strumentale che prende spunto dai vari film horror e aiuta a calarsi nell’atmosfera del platter grazie ad una melodia malata ed epica allo stesso tempo, passiamo alla “The Extirparion Agenda” che ci colpisce dritti al cuore di colpo con chitarre e batterie. “The Necrotic Manifesto” è un album per veri fans del death metal brutale senza compromessi. Picchia duro; il batterista è un centometrista rodato visto come pesta duro i pedali. Le due nuove chitarre si muovono diversamente dal precedente “Global Flatline” regalandoci riff veloci, tecnici e quando necessario pure melodici. L'ultima traccia del lotto - “Cenobites”, la canzone ispirata dal romanzo “Hellraiser” di Clive Barker (uno degli scrittori preferiti di Sven).

Senza ombra di dubbio è il migliore lavoro che gli Aborted abbiano mai scritto. Aspettiamo il prossimo.

La vita è una favola... dell'orrore

Storie di vampiri, demoni, zombie, killer, psicopatici e necrofili raccolte nel... non nel libro delle fiabe ma nel libro di Stefano Cerati “A Sud Del Paradiso – Canzoni, Testi e Musica Degli Slayer”.

Gli Slayer sono una tra le poche band che sembrano non aver mai faticato troppo a raccogliere consensi tra gli estimatori di ogni genere del metal. “A Sud Del Paradiso” non è una nuova biografia della band. Cerati non si limita ad una descrizione temporale di fatti e cambiamenti, ma costruisce un’attenta analisi sull’approccio lirico della formazione californiana. Nel corso degli anni, partendo dal “Show No Mercy”, gli Slayer hanno dimostrato di essere maturati non solo come musicisti ma anche come autori di testi, passando in rassegna argomenti dapprima banali come satana e demoni e successivamente tematiche più terrene – ma non meno inquietanti – come i conflitti, i campi di concentramento, la religione, il terrorismo e la morte. Gli Slayer sono stati in grado di esplorare in modo fedele e reale le più drammatiche pagine di storia e di guerra, con profili di figure realmente esistite, come di quel Mengele, noto criminale nazista soprannominato "angelo della morte", a cui viene ''dedicato'' il brano Angel of Death. Questo brano, come tanti altri della band, è tuttora oggetto di dibattito tra il gruppo e le associazioni di censura ed i gruppi religiosi.

“A Sud Del Paradiso” è un testo curato e completo, un buon manuale in grado di aprire le porte non solo sugli Slayer, ma anche sulla filosofia di vita e sulle passioni dei suoi singoli componenti. Una lettura sicuramente interessante e piacevole per tutti i fan degli Slayer.