Metropoli

Acculturiamoci, alle 18 e 15 di un altrimenti grigio martedi'


L'immagine ripropone la celeberrima opera del Bernini "Apollo e Dafne". Non tanto l'opera in se' (di arte m'intendo meno che di fisica quantistica), ma e' il mito di Apollo e Dafne ad affascinarmi. Pare che, stando alla mitologia, Apollo si sentisse particolarmente tronfio per aver ucciso una serpe; vantandosene nientemeno che con Cupido fece notare al bizzarro dio con le alucce che anche lui (Cupido) portava con se' un arco pur non essendo questa (a parer di Apollo) arma adatta a lui. Cupido giustamente se la prese e, da buon dio dispettoso, decise di vendicarsi nel modo a lui piu' congeniale: trafisse Apollo con la freccia d'oro che faceva innamorare e la ninfa Dafne con la freccia di piombo che faceva fuggire l'amore (come abbia scelto Dafne tra le migliaia di esseri che poteva colpire non mi e' chiaro, ma sorvoliamo su questo aspetto secondario della vicenda). Insomma, per farla breve, non appena Apollo vide Dafne s'invaghi' (per usare termini non volgari). La ninfa, che gia' di suo non era molto propensa ad abbandonarsi alle smancerie, a maggior ragione sotto l'effettto della freccia di piombo fuggi' a gambe levate. A questo punto c'e' la parte che preferisco: Apollo, mentre la rincorre, le elenca le proprie virtu' ed i propri poteri per convincerla a fermarsi! (avesse risparmiato il fiato forse l'avrebbe presa, ma Apollo pare non brillasse in quanto ad ingegno). Dafne con un non meglio precisato aiuto (qualcuno dice il padre Peneo, che era un fiume, (??), altri riportano la Madre Terra) si trasforma in albero di alloro pur di schivare le avances di Apollo ed a quel punto lui, ferito nell'onore, nel cuore e nella libido, decide di rendere questa pianta sempreverde e di considerarla sacra. Ed e' per questo che, secondo la tradizione, i vincitori ed i condottieri vengono incoronati con corone d'alloro.