Creato da oldboy1975 il 31/07/2006
L'estenuante ricerca dell'Individuo, in un'epoca concepita per le masse
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Post n°9 pubblicato il 13 Settembre 2006 da oldboy1975
Oggi e' il 13. E' un numero che mi piace, quindi scrivo. Non ho nulla di particolare da comunicare, scrivo per il piacere di farlo. Ultimamente le mie riflessioni si sono arenate, e ho poca voglia di dividere il nulla con altre entita'. Ma qualcosa devo pur scrivere, il nulla sara' anche affascinante ma su un blog assume la forma di uno spazio vuoto, spoglio di parole; che va bene vederlo una volta, poi uno cambia aria. A ruota libera quindi, senza senso e senza pretese (ecco cosa mi ha sempre impedito di essere completamente me stesso: la pretesa di doverlo essere). Sto leggendo il signor Malaussene (ci vorrebbero accenti ma la tastiera non li ha), quarto libro dell'omonima saga di Pennac. Giudizio sintetico: fino a tre andava anche bene. Vado a farmi un caffe' poi torno. Tornato. Il caffe' si e' tramutato in cappuccino e si sono aggiunti i loacker e una merendina. Distorsione temporale tra lo scrivente ed i leggenti. Oltre a Pennac (anche lui privato dell'accento), continuo l'infinita lettura dei Demoni di Dostoevskij, singolare testo che riesce ad appassionarmi come nient'altro per mezza pagina e ad annoiarmi a morte nelle successive trecento. Ancora non ne ho inteso fino in fondo il senso, impregnato com'e' di cinismo ed ironia; sembra quasi non volerlo affrontare il tema dei cambiamenti epocali nella struttura sociale russa della seconda meta' dell'ottocento, eppure lo affronta, in ogni singola frase. Mi da' un senso di immobilita'. Frizzante immobilita'. E finalmente da qualche sera ho ripreso in mano un autore che mi e' cosi' caro nei suoi vaneggiamenti: Goethe. Con il quale ho pianto (e solo io e lui lo sappiamo) quand'avevo diciassett'anni. Ed e' stata l'ultima volta. Egli impiego' la bellezza di sessant'anni per portare a termine la stesura definitiva del Faust, che definitiva forse non si puo' nemmeno dire; io credo che, per rispetto, impieghero' lo stesso tempo per portarne a termine la lettura. E ne ho un'edizione (doppia, compreso l'Urfaust) talmente logora, con le pagine ingiallite dal tempo, segnato dalla polvere e persino dall'acqua (dicono che succeda quando s'infilano i libri nello zaino e poi si cammina sotto la pioggia) che pare stravissuto, il mio Faust, iperletto, sezionato quasi, mentr'invece non faccio che riprenderlo dall'inizio periodicamente e non sono mai andato oltre le prime trenta pagine. Ne conosco bene il prologo insomma, e mi diverte sempre l'idea della scommessa tra Dio e Mefistofele, cosi' come mi affascina la figura che ha ispirato il buon Wolfang, quello strampalato mago alchimista ciarlatano cinquecentesco che godeva della protezione dei potenti dei quali sfruttava le superstizioni; e' quasi commovente il nostro amato poeta mentre tenta di elevarlo a nobil spirito anelante l'infinito. Detto questo, oggi e' il 13. E sono le 8 e 50. Penso che abbandonero' le riflessioni e mi dedichero' ai bit(s). Come sempre, e' stato un piacere. |
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