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La malaria


Stamattina, a sorpresa, ho trovato la nona tartarughina. Era sporca di terra e forse è nata alcuni giorni fa. Poco distante il tartarugo cercava un approccio con la sua bella. Sono ignorante in materia ma non so se adesso la tartaruga abbia uova da fecondare per il prossimo anno. Forse è il caldo che le confonde.Aspettiamo la pioggia e invece arrivano giornate di sole caldo e anche tanta umidità che non fa proprio bene.Anche la cocciniglia prospera con questo caldo umido, per non parlare delle zanzare che sono diventate particolarmente numerose e fastidiose in questo periodo. Un tempo erano la piaga della Sardegna perché la zanzara anofele trasmetteva la malaria che per millenni ha tormentato i Sardi. Poi è arrivato il D.D.T., le anofele sono morte, ma forse è nato qualcos'altro. Noi diciamo che se non muori di lampi muori di tuoni. Però riconosco che la malaria è stata decisamente un flagello.Mia madre quando era piccola, agli inizi del 1900, abitava presso un ruscello sulla strada Sassari - Porto Torres. Suo padre, che era mugnaio e macinava il grano in un mulino ad acqua, aveva l'abitazione proprio dove sorgeva il mulino. Per combattere la malaria a mia madre veniva somministrato il chinino per bocca. Mi raccontava anche della pericolosità della macina del mulino per i bambini distratti che si avvicinavano troppo rischiando di far impigliare i loro vestiti.Per maggiori notizie sulla lotta alla malaria vedi il post n° 17 (La sconfitta della malaria) del blog http://blog.libero.it/LaPietraiaAHOL'immagine mostra la scritta che veniva stampigliata sullo stipite della porta da chi irrorava il D.D.T. nelle case.