Officine dell'anima

Post N° 39


Sono andato a letto tardi e nonostante tutto mi sono svegliato alle 5, questo è il "frutto" della vita che vivo oggi. Una vita che mi accorgo sempre più non mi appartiene. Una vita in un contesto dove ciò che conta non è tanto quello che sei, ma soprattutto quello che puoi rappresentare, non è tanto quello che sono e rappresentano i tuoi valori, ma quanto riesci totalmente a disattenderli per raggiungere il "risultato". Una vita dove bisogna correre, correre, "macinare" persone e numeri alla stessa stregua. Una vita in un contesto dove il rispetto è relativo, dove la serietà è relativa dove la professionalità è relativa e conta per quello che in apparenza rappresenti, per la scala "gerarchica", ma poi se non sposi la causa vieni tu usato e abbandonato e poi all'occorrenza rivalutato e ancora abbandonato, quindi dove non esistono sentimenti, non esiste l'amicizia, la solidarietà. Senza contare che i giorni son tutti uguali, sveglia presto, esco di casa, colazione al volo, ufficio al volo, panino al volo, caffé al volo due chiacchiere, al volo, le tre, le quattro, le cinque, le sei e spesso le nove, ore che passano come note stonate di un disco inceppato, monotone e uguali se non nella forma certamente nei (non) contenuti, e così arrivo alla sera svuotato d'idee e di stimoli. Cambiar vita, certo, c'ho pensato, ci penso ogni giorno, ogni minuto in cui non mi lascio trasportare, ma serve coraggio per ricominciare, per rimettersi in gioco, e poi penso che ci son le resposabilità, c'è chi conta su di me, l'unica persona che non voglio deludere, l'unica che non voglio e posso abbandonare. Alla fine di tutto questo mi chiedo: quanto resisterò, quanto riuscirò a soffocare quella voce che dentro mi dice:"così non và"...e intanto si son fatte le sei, tra poco si ricomincia, altro giorno, non un altro, ma uguale agli altri...