LOVELY GINGERINA

Post N° 325


Caos Inter/ Moratti: mi ha confermato che l'anno prossimo sarà con noi Stop alla telenovela, anzi no. Massimo Moratti non ha messo la parole fine sulla tragicommedia che ha mandato l'Inter all'inferno nel corso di ventiquattro frenetiche ore piene di colpi di scena, ma si è limitato a far salire i titoli di coda sulla prima puntata. Altre ne arriveranno da qui al termine della stagione e il "The End" si leggerà solo con l'arrivo dell'Imperatore di Setubal, José Mourinho. Fosse un telefilm avremmo rivelato uno spoiler, ma visto che si tratta di normali vicende di calciomercato inutile girarci troppo interno.Flashback di un mercoledì bestiale che rendono l'idea più di mille retroscena: il viso tirato di Moratti mentre affermava che sì il Mancio gli ha detto che voleva restare per vincere la Champions l'anno prossimo.Poi una precisazione 'al momento a meno che qualcuno dei due non cambi idea'. Già, perchè il punto sta proprio lì, la causa di divorzio qualcuno se la dovrà accollare e non vuol certo essere il tecnico di Jesi a farlo. Notare bene, in sala stampa nel dopo-Champions, Mancini non aveva mai pronunciato la parole dimissioni, bensì si era limitato a dire che a fine stagione non sarebbe più stato il mister dell'Inter. Parole pesate fino all'ultimo grammo. Traduzione: Moratti ormai si è perdutamente innamorato di Mourinho e quella panchina ha trovato il suo allenatore per il 2008/2009. Più semplice di così. Da qui l'intenzione del Mancio di mettere in un frullatore tutte le sue sensazioni negative e, come titolava ieri Affari 'forzare la mano' al suo patron. Diciamolo chiaro: l'ha preso in contropiede, costringendolo a scegliere in poche ore tra un esonero fulminante (che avrebbe creato problemi alla squadra e di immagine allo stesso presidente) e una conferma ufficiale.  Moratti si è preso tutti i 'se' e i 'ma' del mondo (in vista delle decisioni future), però ha dovuto ammettere a denti stretti che era stato Mancini a decidere di restare. Un piccolo capolavoro da parte dell'allenatore marchigiano.Precisazione: il futuro ingleseI progetti di approdare sulla panca del Manchester City e Chelsea, arrivano dopo, sono la conseguenza, non la causa del suo sfogo. L'ex stella della Sampdoria sa di avere tutto il mercato che vuole nella Premier League che conta (quella dei presidenti danarosi e meno 'intrusivi' di un Moratti innamorato follemente del suo 'giocattolo'), ma prima pretendeva che fosse fatta chiarezza sul presente.Seconda precisazione. Le scuse e la retromarcia pubblicata dal sito nerazzurroPer quasi 24 ore il sito della Beneamata ha quasi ignorato il caos che stava accadendo. Un mini-blackout: chi ci  capitava poteva imbattersi giusto nelle cronache di Inter-Liverpool e poco più. La nave nerazzurra stava imbarcando acqua da tutte le parti, affondava lentamente sotto i ghiacci, ma l'orchestra continuava a suonare un motivetto triste e lento. Sembra la trama del Titanic, ma in campo calcistico è stato qualcosa di simile. Poi è magicamente comparsa la retromarcia di facciata del Mancio: qualche pezza bisognava pur metterla.I dolori del triste MancioLi elenchiamo velocemente perché già nei giorni scorsi ne avevamo parlato. Presi singolarmente possono anche essere sopportati, ma messi insieme e distillati goccia su goccia nel quotidiano...- I contrasti con il dottor Combi e lo staff medico nerazzurro- Massimo Moratti che elogia pubblicamente (e in modo 'spassionato') un po' tutti gli allenatori del mondo. Da Mourinho (obviously) a Wenger, passando per Spalletti e Capello (con cui ammise contatti un paio di anni fa)- I contrasti con Luis Figo, vero e proprio pupillo del presidente. L'anno prossimo il portoghese sarà una sorta di ambasciatore dell'Inter del mondo. Anche se c'è chi giura che potrebbe pure prolungare il suo contratto...- I fantasmi di Adriano e Recoba. La loro presenza non ha mai abbandonato Appiano Gentile. In particolare il Chino (e magari tornerà anima e corpo a luglio...). Giocatori mandati via su pressione del Mancio, con grande dolore (mai sopito) di Massimo Moratti.- Una squadra mai completamente rinforzata come avrebbe voluto per affrontare al meglio la Champions. Chivu e Suazo sono arrivati con un anno di ritardo, ma soprattutto, Mancini chiese un anno e mezzo fa l'acquisto di Alexandre Pato (oltre al poderoso centrocampista Tourè poi finito al Barcellona), giocatore su cui l'Inter era piombata ben prima del Milan. Invece nulla. Oggi vorrebbe il giallorosso Alberto Aquilani, tanto per fare un esempio.