IL RE DELLE FORMICHE

Rotto


Da Bambino pensavo che quando si rompeva qualcosa non si sarebbe più aggiustata.Sono passati almeno trent'anni e posso dire che avevo proprio ragione.La conoscenza dell'innocenza.Tutto quello che si rompe non torna più come prima: si aggiusta ma perde quella forza del tutt'uno rimanendo particolarmente debole in alcuni punti. Così nel corso degli anni ti analizzi e un giorno, uguale come gli altri, ti guardi le mani ma soprattutto ti guardi negli occhi e realizzi che è passato un tempo. Nel gioco dei vaneggiamenti ci si perde e si finisce col dare una dimensione e un peso anche ad un sospiro, si diventa ipersensibili, quasi come un irritazione cutanea, solo conseguenze di arrossamenti.  Le rotture hanno suoni sordi come i colpi d'ascia prima l'impatto poi un dolore che hai l'impressione che non possa mai finire, mentre le debolezze strutturali scricchiolano e rilasciano un dolore che si inventa l'abitudine alla sofferenza, e allora soffri, ma con indifferenza.In questi anni hanno scricchiolato un po tutte le rotture ed è finita che il nuovo colpo d'ascia ha provocato più un rammarico che un urlo, come quando una sorpresa fa in modo che lo stupore prevalichi qualunque altra emozione.Allora con una smorfia e la mente svuotata ripeto il rituale del bendaggio con la forte consapevolezza che appena ritornerà il freddo avrò un nuovo dolore a cui abituarmi.