Domus Idee - Mileto

Diocesi a rischio?


   Questo è il resoconto della visita del vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo, a Vibo Valentia, giudicate voi...   «Benvenuto tra noi siamo lieti ed onorati di accoglierla in questa nostra città e siamo ben disponibili e pronti a collaborare con lei per tutto ciò che è il bene comune, siamo certi che la sua esperienza pastorale ci saranno di aiuto per operare sempre meglio al servizio di questa nostra città». Marco Talarico con poche parole dà il suo benvenuto al nuovo vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo (leggi qui),  ieri a Vibo Valentia per la sua prima visita ufficiale al capoluogo. Ma il clou dell'incontro si ha con il discorso pronunciato dal sindaco, Franco Sammarco, che senza giri di parole è andato subito al nocciolo della questione: il rapporto tra la città di Vibo Valentia e la diocesi. Il sindaco ha subito esordito affermando che «Vibo Valentia ha una grande tradizione storica anche come sede vescovile, è stata una antichissima sede episcopale». Sammarco non ha girato attorno al problema, anzi, si è fatto portatore di quel movimento che periodicamente negli anni si è fatto sentire e che mira in pratica ad uno spostamento della sede vescovile da Mileto a Vibo Valentia o quantomeno ad un cambiamento di denominazione della diocesi che includa anche la città capoluogo, e in quest’ottica ha precisato che «momenti successivi di quella storia importante vescovile della nostra comunità la posero in grandi soggezioni, una delle quali fu quella del fatto che con la venuta dei saraceni Vibo dovesse abbandonare la sede vescovile per poterla mantenere a Mileto». Per il primo cittadino, la comunità vibonese «vuole avere oggi una sua autorevole e forte presenza densa di significato, perché mi piace sottolineare il ruolo guida che sul territorio diocesano e provinciale ha questa città capoluogo», e per Sammarco «in questo ruolo guida non può rimanere periferica e a volte emarginata la figura carismatica del vescovo, Vibo è la città della diocesi che ha più parrocchie (6 nel centro storico e 11 nelle periferie)», quindi «come ogni città capoluogo che ha il suo vescovo anche questa città vorrebbe e dovrebbe recuperare le sue antiche prerogative di fede, il nostro augurio - ha concluso il primo cittadino vibonese – è che Vibo e Mileto possano costituire nel rispetto delle loro tradizioni millenarie e della loro identità un terreno di incontro per un rinnovato stile pastorale che guardi il territorio nelle sue concrete attese senza campanilismi».   Da parte sua il vescovo Renzo ha riconosciuto le notevoli radici storiche del territorio ma ha voluto precisare che «quello che riguarda la geografia delle diocesi non dipende da noi, del resto sono passati mille anni da quando è nata la diocesi normanna di Mileto», chiarendo come ad antichità risponda antichità, e aggiungendo che «non dipende da me ma c’è una commissione pontificia che sta, mi pare di aver capito, operando in questo senso e noi dovremo attenerci a quello che deciderà, gli auspici sono – ha proseguito – che possa essere riconosciuta quella che è la valenza storica ma credo che è già reale questa simbiosi tra Vibo e Mileto, indipendentemente dal fatto che nella denominazione della diocesi il nome di Vibo non figuri, ma non dipende né da me né dal clero locale, aspettiamo gli esiti futuri». Nel prosieguo della giornata Renzo ha precisato che «bisogno guardare al territorio con disponibilità e umiltà», chiarendo che «ci vuole una volontà ferma nel rispetto delle reciproche competenze» e puntando l’attenzione sull’importanza del lavoro che «deve portare serenità e pace», in quanto «il lavoro è la risposta ai grandi problemi che l’uomo ha». Dopo la visita all’amministrazione comunale il presule si è recato presso l’ospedale dove ha incontrato i degenti e i dirigenti della sanità vibonese presso l'ospedale. Alle 19 è stata celebrata una messa presso il duomo di San Leoluca.   (Fonte Il Quotidiano della Calabria)