Domus Idee - Mileto

Il vescovo Renzo: «Mi sento a casa mia»


   «Mi sono trovato a casa mia fin dal primo momento, non ho avuto alcun disagio, mi sono sentito accolto e questo mi ha aiutato a entrare non solo nel territorio ma anche nel cuore della gente». Con queste parole Luigi Renzo, nuovo vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea ha esordito nel corso della sua prima visita ufficiale al civico consesso della città normanna lo scorso 9 ottobre (leggi qui). A mezzogiorno il presule, accompagnato da un gruppo di sacerdoti, fra cui il segretario, don Graziano Maccarone, il vicario generale, don Domenico Monteleone e il parroco della SS Trinità e san Benedetto, don Salvatore Cugliari, è arrivato al comune dove è stato accolto dal vicesindaco, Fortunato Giordano, alcuni assessori e le autorità militari e municipali locali.    Il vescovo si è poi spostato ai piani superiori dove ad attenderlo c’era il sindaco, Rocco Condoleo. Dopo un breve colloquio privato il presule si è recato nella sala consiliare dove è stato accolto da numerosi giovani e cittadini che gli hanno tributato un lungo applauso. «Ringraziamo monsignor Renzo - ha esordito il presidente del civico consesso, Giulio Caserta - per questa gentilezza che dimostra nei confronti di questo comune nella manifestazione di quel rapporto che intendiamo rinnovare con l’istituzione religiosa e che è testimoniata dalla storia e dai cittadini onorari illustri che abbiamo. Nell’ambito delle rispettive competenze - ha proseguito - ritengo che il rapporto tra istituzione civile e religiosa vada alimentato e consolidato ogni giorno».    Da parte sua Condoleo ha ribadito come «oggi è una giornata importante, monsignor Renzo l’8 settembre (leggi qui) ha preso possesso di una diocesi che lo ha acclamato come il suo nuovo pastore, e oggi ci rende visita nella casa comunale e per noi è un onore immenso e dimostra la sua grande sensibilità». Condoleo ha ricordato come da buon calabrese il vescovo «conosce il nostro popolo, la sua voglia di riscatto e la volontà di dimostrare quanto di buono c’è in ognuno di noi, questo è un popolo laborioso e devoto alla vostra figura e a quello che rappresenta». Evidenziando la presenza dei giovani «che in voi vedono una grande speranza», Condoleo ha aggiunto che Mileto «da sempre ha trovato nella chiesta grandissimo prestigio e all’istituzione ecclesiastica riserva grandissimo rispetto». Per il primo cittadino, Renzo è «un dono del signore» e rappresenta «una sintesi fra la certezza della fede e l’impegno socio-culturale e sicuramente darà una mano alla nostra comunità pronta a seguire i suoi consigli». Auspicando poi che la sala consiliare «sia contagiata dalla sua saggezza e irradiata dalla sua benedizione», Condoleo ha aggiunto l’augurio che «per il futuro possa essere una sala di incontro e confronto nell’interesse della comunità e che non sia mai una sala di scontro».    Renzo ha ricordato l’alluvione del 3 luglio 2006 affermando di essersi sentito «toccare il cuore guardando l’immagine di quel bambino che ci ha lasciato la vita e gli altri due salvati dalle acque. La solidarietà è la caratteristica della calabresità e questo deve caratterizzare i nostri rapporti al di là dei nostri modi di pensare. Non sono io la speranza - ha aggiunto - ma la speranza sono i bambini, una speranza che va affidata al nostro ruolo di adulti e di educatori». Rispetto alle difficoltà del territorio e al futuro Renzo ha messo in luce la necessità di «aggredire il futuro di essere decisi a farlo nostro senza essere travolti dalle situazioni». Ammettendo di non conoscere ancora la Mileto antica il presule ha lanciato una frecciata sul parco archeologico «ci siamo dovuti fermare ai cancelli perché non c’era la possibilità di entrare», per poi aggiungere che «questo non significa che si è bloccato in me il desiderio di prendere coscienza per lavorare in sinergia perché da quei ruderi possa rinascere una vita nuova, un desiderio di esserci e di essere noi i protagonisti della Mileto di oggi e di quella di domani». E in quest’ottica ha annunciato di aver «chiesto già a Roma come muoverci per pensare ad un itinerario normanno che agganci e metta in rete tutto il territorio». E se le cose non dovessero andare nel modo giusto con il rischio «di essere messi fuori da progetti che già cominciano a muoversi», allora «pesteremo i calli e ci faremo sentire perché non ci devono essere zone privilegiate e altre messe da parte. In questo potremo operare insieme senza paura di intralciare le reciproche competenze, credo - ha concluso - che l’unica competenza che ci deve animare è il rapporto con il territorio, con la gente, con il bene comune, guardiamo agli altri prima che a noi, come ci insegna il vangelo, la prima risorsa siamo noi». In chiusura il presule ha precisato che bisogna «guardare alle nostre radici per ricostruire un mondo che abbia significato per le generazioni future con l’augurio che possiamo essere un cuore solo e un anima sola per il bene della gente».