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NO ALLA MUTILAZIONE DEGLI ANIMALI


Il responsabile della Sanità Ferruccio Fazio: ok per gli esemplari usati nella caccia e nello sportLa risposta a una richiesta di chiarimento sull’interpretazione della legge del 2010 che, nel recepire una convenzione europea, ha vietato ogni tipo di mutilazione alle estremità di bracchi, bovari, fox terrier, spinoni e compagnia. I tecnici di Fazio scrivono: «Sussiste la possibilità di eseguire in via eccezionale interventi chirurgici non curativi ritenuti necessari sia per ragioni di medicina veterinaria sia nell’interesse dell’animale». E si fa diretto riferimento ai «cani impegnati in talune attività da lavoro nonché di natura sportivo-venatoria spesso espletate in zone di fitta vegetazione che comportando elevato impegno motorio espongono l’animale a rischio fratture, ferite o lacerazioni della coda ». I veterinari in ogni caso dovranno motivare il taglio che dovrà essere effettuato con anestesia ed entro la prima settimana di vita. Viene infine ribadito il divieto assoluto di interventi per fini estetici (ad esempio no al dobermann con orecchie monche).   La risposta degli animalisti non si è fatta attendere: Carla Rocchi, presidente dell’Ente protezione animali (Enpa), annuncia che invierà oggi stesso al ministro una lettera con proteste feroci: «È un cedimento alle pressioni dei cacciatori — tuona —. Non ci sono altre ragioni. Raccomanderemo a tutti i veterinari che facciano obiezione di coscienza e che, a loro volta, esprimano dissenso contro la circolare. Ci abbiamo messo 23 anni per avere una legge anti mutilazioni. E ora si torna indietro per volontà delle solite lobby venatorie». È in arrivo un’ordinanza (si tratta di proroga e modifica di una precedente del 3 marzo 2009 che riguarda la tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani) che tra l’altro nella bozza iniziale prevede il bando di «interventi chirurgici destinati a modificare la morfologia o non finalizzati a scopi curativi» e vietava «vendita, esposizione e commercializzazione » degli esemplari menomati. Marco Melosi, presidente dell’Associazione nazionale medici veterinari (Anmi), è diplomatico ma non nasconde la sua posizione personale: «Sono contrario al taglio di coda, in ogni caso. Dio gliel’ha data e guai a chi gliela tocca. Parte dei colleghi la pensano come me. Altri invece ritengono che in certe attività si tratti di un impiccio. Pensiamo alla caccia al cinghiale, dove il cane può ferirsi. Di certo c’è che la circolare di Fazio è più permissiva del previsto».