MillePiedi

Capitolo cinque. Un abbraccio eterno.


Scritto da La Chambre d IsabeauUscì dalla foresta che il sole era già basso all'orizzonte.Come un'apparizione maligna, nei rossi raggi del sole calante, appariva come uno Spirito del Male coperto di sangue secco e raggrumato, dagli occhi di pazzo, cattivi e scellerati.I quattro cani dello Xoor alzarono la testa.Il vento aveva portato alle loro narici l'odore della Bestia e del sangue, e del desiderio di sangue da versare.Uggiolarono come cuccioli, si alzarono dal loro giaciglio e con la coda tra le zampe si allontanarono da quell'odore di morte.Piombò, ansante, in mezzo al piccolo accampamento come una furia. In mano brandiva una rudimentale clava ricavata da un femore di uro ove da un lato vi aveva attaccato una punta di selce.Laika era intenta a cucinare e non alzò nemmeno lo sguardo. Lo Zamaj balzò fuori dalla tenda all'uggiolare dei cani e tentò, con versi gutturali, di richiamarli a sè. Inutilmente, se ne restarono ai margini della boscaglia. Di Luve nessuna traccia, sicuramente era rimasta rintanata.I due uomini iniziarono a studiarsi guardinghi. Lo Zamaj era lievemente stupito dall'ardire di Koku. Presero a muoversi in circolo attorno al fuoco. Laika li ignorava,lo sguardo spento. Lo Zamaj impugnava una delle sue lance e studiava il momento adatto per sferrare l'attacco. Sembrava divertirsi.Con gesto simile ad una saetta scagliò la sua lancia. Con un balzo Koku cercò di trovare scampo, ma la punta di selce si conficcò nel suo braccio. Digrignando i denti la estrasse. Uno schizzo di sangue colpì Laika sulle labbra. Con aria trasognata se le leccò e il suo sguardo riprese vita. Si rese conto della situazione e, senza pensarci, lanciò dei tizzoni ardenti contro lo Zamaj che cadde al suolo contorcendosi dal dolore.Laika scappiamo, abbiamo pochissimo tempo.Entrarono nella boscaglia, il cuore in tumulto, incuranti dei rovi e degli spini. Koku sanguinava copiosamente.Fermiamoci, lasciati curare.No, lo Zamaj ci sta inseguendo.Se ci raggiunge per noi è la fine.Ripresero la loro folle corsa. i polmoni urlavano in cerca d'aria, i piedi sanguinavano e il sudore accecava la vista. In lontananza i cani abbaiavano furiosi.All'improvviso Koku mise in piede in fallo e franò al suolo, Laika fu su di lui per cercare di aiutarlo. I loro occhi finalmente si incontrarono.Per sempre?Si, per sempre.Di nuovo via. Lontano dal villaggio, affinchè la collera dello Zamaj non si abbattesse sugli altri. I cani erano sempre più vicini e Koku perdeva le forze a vista d'occhio.Dobbiamo nasconderci.Un piccolo anfratto, ricoperto di muschi e licheni. Vi si rintanarono cercando di tenere a bada il respiro e il battito del cuore.Per sempre?Si, per sempre.Si abbracciarono stretti. Koku sopra Laika a difenderla.Eccoli. Erano giunti. I cani e lo Zamaj, simili a demoni.Sembrarono allontanarsi. I due corpi abbracciati smisero di respirare.No, i cani percepirono l'usta. Era la fine.Per sempre?Si, per sempre.Koku afferrò la punta di selce della sua clave e con un gesto deciso squarciò la gola di Laika, mentre la lancia dello Zamaj gli affondava nella schiena.I cani ulularono impazziti all'odore del sangue.Nella sua tenda il Vecchio del Tempo ebbe un sobbalzo. Una nota distorta nel fluire lento delle cose: qualcuno delle Terre del Sole non era più.Si concentrò, lasciò la sua mente vagare. Oltre i monti, oltre il bosco. Vide i due corpi abbracciati e insanguinati. Continuò oltre, verso nord e vide uno sconfitto Zamaj procedere lento. Alle sue spalle i cani e una donna con i capelli gialli. Le genti delle Montagne di Ghiaccio avrebbero ancora patito il gelo.Il Vecchio sapeva cosa doveva fare. Con immensa tristezza si incamminò verso l'anfratto. Sapeva che era molto lontano e lui era vecchio e stanco. Si fermò spesso per riposare. Quando giunse alla cavità gli animali del bosco avevano già fatto il loro lavoro. Rimanevano solo ossa spolpate.Il Vecchio del Tempo scavò una fossa bella profonda. Con gesti delicati ricompose i due corpi abbracciati. Li ricoprì con un grande tumulo, come si usa per gli eroi.Era triste il Vecchio. Si accosciò accanto alla tomba e intonò il lamento funebreA te Kokua te Laikavanno le mie lacrime.Che possiate restareper l'eternità abbracciati.Trasse un profondo respiro e si volse per il ritorno. Sapeva che il tempo non avrebbe cancellato il loro amore.