BABYLON GLAM

Post N° 67


L'isola di LesboIl mondo è maschilista.Il cazzo prevale sulla figa(scusatemi il termine poco fine). Anche nel mondo omossesuale esiste. Ditemi quante volte in televisione,sui giornali,nei blog si è parlato di questo tema riferendosi solo ed esculisavamente al gay-uomo. A quali sono le "problematiche"(a parte che nn ce ne sn) , il modo di concepire la prorpia sessualità,la scoperta di questa identità,tutto ciò rivolto al maschile. Questo è maschilismo. Esistono e sn sempre esistite le lesbiche,perchè non parlare anche d loro,dare voce alle loro parole?! Trovo che gli schieramenti sessuali si debbano abbattere! Perchè il Papa è uomo..???La donna non è in grado di cazzeggiare(mi aspetto degli insulti da parte dei più bigotti) e monologare(si dice monologare??) cm fa sua Maestà?? Una donna alla Casablanca? E perchè no?!?! La mia prof di lettere ha perfettamente ragione a dire che questo è un mondo maschilista,dove la donna è vista come desiderio sessuale e basta,un essere non pensante,privo di testa. Mi è capitato accidentalmente di vedere in televisone un reality(adoro il Gf,tutti gli altri fotocopie) dove un contadino,quindi un uomo, esprimeva proprie opinione sul concetto dell'essere donna "l'uomo è uomo e se la donna non rispetta l'uomo è giusto usare la violenza,fanno bene a lapidarle così imparano a stare al loro posto" ,quando ho sentito queste parole mi sono indignato di esserlo. Se alcune persone hanno la concezione di donna secondo questi termini allora è prorpio vero che l'Italia è rimasta all'età della pietra! Dov'è l'evoluzione? Il cambiamento in positivo? Open your mind,please!!L'ultimo canto di Saffo Placida notte, e verecondo raggio Della cadente luna; e tu che spunti Fra la tacita selva in su la rupe, Nunzio del giorno; oh dilettose e care Mentre ignote mi fur l'erinni e il fato, Sembianze agli occhi miei; già non arride Spettacol molle ai disperati affetti. Noi l'insueto allor gaudio ravviva Quando per l'etra liquido si volve E per li campi trepidanti il flutto Polveroso de' Noti, e quando il carro, Grave carro di Giove a noi sul capo, Tonando, il tenebroso aere divide. Noi per le balze e le profonde valli Natar giova tra' nembi, e noi la vasta Fuga de' greggi sbigottiti, o d'alto Fiume alla dubbia sponda Il suono e la vittrice ira dell'onda. Bello il tuo manto, o divo cielo, e bella Sei tu, rorida terra. Ahi di cotesta Infinita beltà parte nessuna Alla misera Saffo i numi e l'empia Sorte non fenno. A' tuoi superbi regni Vile, o natura, e grave ospite addetta, E dispregiata amante, alle vezzose Tue forme il core e le pupille invano Supplichevole intendo. A me non ride L'aprico margo, e dall'eterea porta Il mattutino albor; me non il canto De' colorati augelli, e non de' faggi Il murmure saluta: e dove all'ombra Degl'inchinati salici dispiega Candido rivo il puro seno, al mio Lubrico piè le flessuose linfe Disdegnando sottragge, E preme in fuga l'odorate spiagge. Qual fallo mai, qual sì nefando eccesso Macchiommi anzi il natale, onde sì torvo Il ciel mi fosse e di fortuna il volto? In che peccai bambina, allor che ignara Di misfatto è la vita, onde poi scemo Di giovanezza, e disfiorato, al fuso Dell'indomita Parca si volvesse Il ferrigno mio stame? Incaute voci Spande il tuo labbro: i destinati eventi Move arcano consiglio. Arcano è tutto, Fuor che il nostro dolor. Negletta prole Nascemmo al pianto, e la ragione in grembo De' celesti si posa. Oh cure, oh speme De' più verd'anni! Alle sembianze il Padre, Alle amene sembianze eterno regno Diè nelle genti; e per virili imprese, Per dotta lira o canto, Virtù non luce in disadorno ammanto. Morremo. Il velo indegno a terra sparto Rifuggirà l'ignudo animo a Dite, E il crudo fallo emenderà del cieco Dispensator de' casi. E tu cui lungo Amore indarno, e lunga fede, e vano D'implacato desio furor mi strinse, Vivi felice, se felice in terra Visse nato mortal. Me non asperse Del soave licor del doglio avaro Giove, poi che perir gl'inganni e il sogno Della mia fanciullezza. Ogni più lieto Giorno di nostra età primo s'invola. Sottentra il morbo, e la vecchiezza, e l'ombra Della gelida morte. Ecco di tante Sperate palme e dilettosi errori, Il Tartaro m'avanza; e il prode ingegno Han la tenaria Diva, E l'atra notte, e la silente riva. Giacomo Leopardi.