Osservo indifferente

MALE NON FARE ... PAURA NON AVERE


  Dal latino « invidere » = « non ti vedo, cioè non posso vedere la tua prosperità », l’Invidia è, secondo la dottrina cattolica, uno dei sette peccati capitali.E’ un malanimo provocato dalla constatazione dell’altrui successo e conduce ad uno stato di profonda frustrazione che porta a considerare « l’invidiato » (che viene percepito essere « migliore » di se stessi) come responsabile delle proprie incapacità e dei propri insuccessi. Nell’invidioso, allora, scatta un meccanismo di autodifesa che porta a cercare di danneggiare « l’invidiato » nella vana illusione di poter mascherare agli occhi del mondo la propria inferiorità e di lenire, così, la propria sofferenza. E’, però, una vana illusione perchè :« L'invidioso non muore mai una volta sola,ma tante volte quanto l'invidiato vive salutato dal plauso della gente ».   Dante pone gli invidiosi nel 5° cerchio dell’Inferno dove, immersi nel fango della « lorda pozza » della palude stigea, scontano la pena insieme agli iracondi, agli accidiosi ed ai superbi. Nel Purgatorio (II girone), invece, essi espiano il peccato con gli occhi cuciti da fil di ferro. Riferendosi a peccatori di altro genere, nel terzo canto dell'Inferno, Virgilio così parla a Dante : … fama di loro il mondo esser non lassa;misericordia e giustizia li sdegna:non ragioniam di lor, ma guarda e passa. Anche se Virgilio non li indirizza agli invidiosi, questi versi ci sembrano ugualmente appropriati per i « tizi » … in argomento !