Succo di tricheco

calma piatta


Sto (ri)cominciando ad apprezzare la tranquillità: prendersi il tempo per sé stessi, per staccare la spina, riordinare le idee, pianificare l’immediato futuro.Forse per molti sembra una cazzata, ma ho scoperto che dedicarmi un paio di serate di relax la settimana mi semplifica la vita di un buon 70% (l’altro 30% è dato da cose che non dipendono da me e da impegni abbastanza corposi). Porta chiusa, citofono staccato (devo trovare il modo di mettere un interruttore anche al campanello!), telefono senza suoneria e vibrazione, musica (o un bel film), un buon boccale di birra. Ed il mio vecchio portatile sulle ginocchia, tanto per buttare giù quel che mi frulla in testa.Si, sono proprio tranquillo: niente di più di quel che ho scelto di fare e niente di meno di quel che ho scelto di avere. Credo di aver trovato, finalmente, un po’ di quiete e pace interiore.Rischierò anche di passare per insensibile, stronzo, egoista  o quant’altro, ma la cosa sinceramente non mi importa. Sono anni che mi distruggo il cervello quando la mia mente non è occupata in attività sportivo/lavorative, che mi sfinisco anche fisicamente per crollare a letto e scappare dal mondo.Invece ho imparato che è inutile, controproducente e quanto mai stupido dilaniarmi per fuggire da qualcosa che, inevitabilmente, non riuscirò mai ad allontanare: me stesso. Ed allora, come diceva lo zio Freddie if you can’t beat them join’em. Beh, è quello che sto facendo. Sto cominciando ad assecondare me stesso, a non reprimere quello che vuole uscire e a non tirar fuori quel che vuol star dentro: faccio quello che mi piace e non faccio quello che non mi piace o non mi va di fare. Semplicemente.E quel che mi va di fare, ora come ora (oltre allo sport, studio e lavoro), è di starmene in tranquillità per gli affaracci miei. E fanculo il mondo, tanto penso che girerà lo stesso (magari meglio) se ogni tanto io non ci sono!ave pueblo!