Fiumecheva

Lo specchio


3.Incollare insieme con tanto intuito le frasi che avevarecepito non le costava molta fatica, ormai ci era abituata, non era la primavolta che la sua mente non riusciva a stare sulla terra.E per un attimo alle figure di lei e suo figlio si sovrapposero  quelle di suo padre e di lei bambina. I lorodialoghi erano più che altro fatti di silenzi, ma in quei silenzi lei percepivapiù parole che se avessero parlato veramente. I gesti di suo padre valevano piùdi mille parole, ma a volte anche le parole silenziose si interrompevano. Lo sguardodi suo padre si perdeva lontano e lui non era più li con lei, ma tornava,tornava sempre, ormai ci era abituata, ma sua madre non sopportava quando luipartiva per i suoi mondi lontani e spesso si arrabbiava con lui.“Cosa annuisci muovendo la testa, che tanto non mi ascolti?!”E lui sbarrava li occhi:“Va bene ti ascolto, cosa dicevi?”Lei spazientita si girava e si allontanava furiosa brontolando tra se e se.