« Messaggio #124 | VOGLIO L'ESTATE!!! UFFA!! » |
Durante la notte, mentre l’Uomo Ombra dormiva, la Donna dalla Lunga Treccia si avvicinò a lui, in silenzio, senza far rumore e rimase per un po’ ad osservarlo alla luce del fuoco. Lui sembrava avere due facce, parte del suo viso era intatta, poi spostando leggermente lo sguardo… eccola…
La Donna dalla Lunga Treccia allungò la mano, poi pentita la ritirò posandosi le dita sulla bocca, poi si fece coraggio e di nuovo allungò la mano fino a sfiorare con le dita la cicatrice. La percorse in tutta la sua lunghezza, sfiorandola appena per non svegliare l’Uomo Ombra. La cicatrice in fondo, ora non le sembrava più così brutta.
L’Uomo Ombra senti le sue dita sfiorarlo, di nuovo il suo cuore mutò il ritmo. Ma rimase immobile continuando a fingere di dormire.
Passavano i giorni e la Donna dalla Lunga Treccia sembrava non riuscire a recuperare le forze.
Un giorno, in una delle solite brevissime conversazione, lei chiese all’Uomo Ombra da dove venisse.
“Vengo dal villaggio.”
La Donna dalla Lunga Treccia si stupì
“Quale villaggio?”
“Quello che si trova oltre il bosco, pensavo lo sapessi!”
Lei continuava a guardarlo con aria incredula e curiosa
“Non sono mai stata oltre il bosco.”
Questa volta si stupì l’Uomo Ombra
“Ma le stoffe che hai nel carro vengono dal mio villaggio!”
Lei abbassò lo sguardo e rimase in silenzio e lui mise a bollire sul fuoco alcune erbe che aveva raccolto, lo faceva spesso, l’Uomo Ombra raccoglieva erbe, radici e fiori che poi accuratamente puliva, divideva e mescolava tra loro secondo un rito ben preciso.
La Donna dalla Lunga Treccia si alzò e chiese
”Posso uscire dalla caverna?”
La sua voce era bassa, quasi un sussurro
”Se vuoi uscire puoi farlo, non è a me che devi chiedere il permesso.”
Ma lei invece di uscire si rannicchiò e rimase li a dondolarsi, il suo sguardo aveva perso completamente di lucentezza, sembrava lontana in un posto irraggiungibile. L’Uomo Ombra non capì, l’aiutò ad alzarsi e l’accompagnò al suo letto, le sue guance erano rigate di lacrime silenziose.
Nei giorni successivi lui l’aiutò in tutto, la lavò e pettinò e lei lo lasciò fare, se ne stava lì come una bambola, mangiava solo dopo molte insistenze e solo imboccata come un bimbo piccolo, la sola cosa che riusciva a fare era allattare la piccola e piangere. All’improvviso senza un motivo apparente i suoi occhi si riempivano di lacrime che scendevano silenziose sul viso eternamente triste.
L’Uomo Ombra ormai si allontanava pochissimo dalla caverna, a volte l’accompagnava fuori a respirare l’aria tiepida della primavera, lei si sedeva sulla riva del fiume e, mentre guardava l’acqua scorrere, ricominciava a piangere. Lui le metteva di fianco il cesto con la bambina e si allontanava di poco con Bimbo che Sorride, a controllare le trappole e a raccogliere erbe e radici, senza mai perderla di vista...
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