Venti del nord

Senza terra


Vi scrivo dalla mia terra dimenticata, dai boschi che si colorano d'autunno e dalla prima incerta neve che prova ad incastrarmi qui.Vi scrivo con la sensazione di essere diventata una estranea anche per me stessa, con un senso di vuoto dovuto a questa improvvisa mancanza di spazio/tempo/futuro/presente/passato. Anche ieri sera mi sono immersa in vecchi diari e foto di vacanze dimenticate, alla ricerca di qualcosa che mi ricordasse qualcosa, un gesto, un sorriso che mi sembrassero familiari, che mi emozionassero.Mi ritrovo ancora a questa scrivania dove ho scritto la mia tesi, dove ho scritto , mese dopo mese, la mia voglia di andarmene. Mio padre entra ogni cinque minuti, forse per accertarsi che sono io, veramente, non un sogno, ma ancora sua figlia. Mia madre non mi riconosceva quasi, non sapeva che mi ero fatta crescere i capelli in maniera mai vista e nemmeno che ero dimagrita ancora e che non mangio più formaggio. Ieri sera mi ha detto che ha la sensazione che ci stiamo perdendo e io , in uno dei miei migliori momenti di drammaticità, le ho risposto che questo è accaduto tanto tempo fa.Mi sento come se non appartenessi più a niente e a nessuno, come se questa avventura io l'abbia iniziata nel chiaro intento di cancellare le mie radici come se fossi piovuta dal cielo direttamente sulla fontana di Cibeles. Giovedi sono passata da li e mi sono fermata, ancora, a guardare la'rchitettura strabiliante di quello scorcio di Madrid. L'ho guardato come se non fosse un anno che ci vivo e mi sono sentita a casa. Venedi sono arrivata a Roma con un temporale meraviglioso e una valanga di dolorosi ricordi. Mio padre che parlava, la radio in sotto fondo e il solito traffico del raccordo. Vorrei tornare e non avere nessuno da vedere, vorrei tornare e ricomincirare il discorso da quando avevo 18 anni, quando Perugia era la mia casa e i miei amici erano li, racchiusi nelle mura medievali del mio cuore. Vorrei tornare ai sorrisi di quelle foto e a quella sana inoscienza, alle serate a base di tequila al Blitz e ai the con il mio fedele amico Bruto.Se tornare qui significasse abbracciare veramente tutte le persone che amo e ho amato, tutto sarebbe più semplice e delicato, verrei meno incazzata, meno dura. Però i miei " colleghi ", come me, sono sparsi per il mondo e Perugia è troppo giovane per una, ormai, Dottoressa del niente. Così abbraccio forte mia madre, la rassicuro e rassicuro anche me.Sono ancora figlia, lei. nonostante tutto, è ancora mia madre.Le cose cambiano, il mio limbo non mi abbandona perchè è quello il mio posto in queste verdi terre, un limbo perenne tra la donna e la bambina, tra la figlia che sistema tutto e la figlia che sbatte la porta e se ne va e sono solo tre giorni... poi lunedi torno a casa.Baci dai boschiLa dottoressa senza terra ( e senza pace )