Venti del nord

Fragili ricordi


 Ci sono notti come ieri sera in cui mi chiedo perchè prendo tanti caffè se poi non li reggo. Mi sono rigirata per ore, insonne e in preda a mille pensieri. Brutti. Sempre lui, e durante il giorno no, non mi viene a cercare,ma la sera, su quel letto rosso sangue, in quella stanza fatta insieme... ho bisogno di staccare il cervello, ma nessuna droga dura troppo a lungo per poter cancellare tutto. Così mentre mi rotolavo da una parte all'altra in cerca di un'ispirazione notturna mi è tornato in mente il posto più bello del mondo e il momento esatto in cui il vaso si è rotto. Era gennaio, il 3 per essere esatti. Eravamo a Vernazza da due giorni, su una casetta arrampicata sulla montagna, soli. Il paese deserto, solo un ristorante aperto, niente turisti, un sogno. Tutte le mattine facevo le scale sopra alla stazione, salivo fino alla torre e guardavo il mare, per ore. Come ha potuto dirmi quelle cose propio sulla Via dell'amore? AVrei dovuto andarmene, la sera stessa, avrei dovuto prendere il treno e farlo uscire dalla mia vita. Forse quando ti arrivano così le parole, quando ti schiaffeggiano la faccia e, nonostante il dolore, rimani allibita a tal punto da non saper reagire, allora è in quel punto esatto che il tuo cuore si rompe. Da quel giorno in poi mi ha ferito altre mille volte, ma niente poteva più scalfirmi. I sei mesi, dopo gennaio, non sono stati niente in confronto a quella frase detta in quel luogo. Non gli ho permesso di intaccarmi. Quella è la mia terra, quella è casa mia, lì io sono VERA, VIVA, COMPLETA e non ero io a dovermene andare, ma lui che non si meritava di essere li. Perchè per guardare quel mare, per respiare i profumi, assaporare i colori di quel posto, devi essere un'anima pura, devi avercelo dentro il mare, devi amare veramente la vita, perchè altrimenti rimane un quadro, una bella foto, una cartolina. Prima di portarlo mi sono a lungo interrogata "Capirà?" "Sarà cpace di vedere?". No. Non lo è stato e si è giocato l'unica possibilità di avere tutta me stessa. Il giorno dopo lui stava male, come a volersi tutelare da ogni mia reazione alle parole della sera prima. Sono scesa in paese, le imposte colorate delle case, le reti dei pescatori, i gatti... mi sono fermata, mi sono voltata verso la piccola casa in cui lo avevo lasciato. La parete altissima, le mille scale che si arrampicavano verso il   sentiero, gli alberi carichi di limoni, a gennaio! Fantastico! MEraviglioso! IL mare davanti, ad un passo,e una montagna carica di limoni e bouganville alle mie spalle! Cosa può essere importante? In quel momento cosa poteva ferirmi? NiENTE! Certe cose esistono per chi ha occhi per guardare e non per ingannare. Esistono per chi sa amare, esistono per chi ha rispetto della vita. Mi sono seduta sulla banchina del porticciolo, erano quasi le sei, il sole si affrettava verso casa e io, seduta da sola, in un anno appena iniziato, mi sono sentita bene. SOLA. SENZA DI LUI,SOLO IL MARE E I LIMONI. Mi è arrivato alle spalle, mi ha tolto il cappuccio con il quale mi proteggeva dal vento, mi ha baciato, come si fa in un film, naturalmente, e mi ha detto Ti amo. Si è seduto accanto a me e ha iniziato a parlare, di lui credo, del suo malore, del suo malessere, di lui comunque. La sua voce mi arrivava lontano e sottile, confusa, c'era il sole davanti a me, un sole arancione e rosso, che stava sprofondando nel mare nervoso e bellissimo delle cinque terre... come pensare di parlare di te di fronte a questo? Come può solo venirti in mente di aprire la bocca di fronte a ciò che non si può esprimere con niente? Come hai potuto pensare che io, dopo tutto, ti amassi ancora?( Ci tornerò presto a guardare quel mare, da sola e solo quando me lo sarò verametne meritata)