Misericordia di Cirò

Storia Cirò


La storia di Cirò (351 metri s.l.m.) antica Ypsicron, località esposta ai venti, è ricca di fascino. Reperti archeologici testimoniano la presenza, sul luogo, di popolazioni indigene sin dall'età del ferro. Il sito fu teatro di un incontro armonico tra due diverse civiltà: la genialità e la ricchezza greca si fuse con l'eleganza e la concretezza della civiltà latinaNei secoli successivi, durante il periodo feudale, signori di Cirò furono i Ruffo, i Carafa che innalzarono un imponente sistema difensivo costituito dal castello e da fortilizi ubicati in località Madonna d'Itria e Madonna di Mare.Infatti l’antico borgo di Cirò si erge attorno ai resti del castello feudale dei Carafa, oggi per metà di proprietà privata e per metà di proprietà pubblica. I primi fondatori del castello furono i membri della famiglia Ruffo ed in seguito con Galeoto Carafa furono avviati alcuni lavori di restauro conferendo alla struttura tratti tipicamente aragonesi ed ampliandone l'ala ovest con la costruzione del torrione pentagonale che domina oggi piazza Mavilia. Al matematico-astronomo Luigi Lilio si deve la progettazione del disegno del cortile: una stella a nove punte ripetuta concentricamente ed inscritta in un cerchio. Molte sono le chiese del paese, a testimoniare l’antica e forte devozione dei cittadini verso i propri santi. In particolare la chiesa di S.Maria de Plateis ( chiesa principale ), la chiesa di S.Nicodemo (presunta abitazione del Santo), la chiesa di S.Giovanni, la chiesa di S.Menna martire, la chiesa di S.Giuseppe, sono situate nel centro storico. Il paese diede i natali ad Antonio e Luigi Lilio, riformatori del calendario Giuliano nel 150.Piu' tardi, il 2 agosto 1806, Cirò venne liberata dal feudo divenendo comune libero ed indipendenteIl Gonfalone LO STEMMA a forma di scudo azzurro riporta l’immagine di tre monti verdi che descrivono le caratteristiche morfologiche del territorio. Sul colle centrale, che raffigura quello su cui è stato costruito Cirò, si posa una gru che becca con la zampa dritta un serpente nero. Quest’ultimo rappresenterebbe il pericolo saraceno che per secoli ha reso difficile la vita dei cirotani. Intorno allo scudo è riportata la scritta: «Devorat haec rostro pervigilatque pede».Fonte: http://www.cirovacanze.it/index.php?q=storia_ciro