..IL SUPREMO..

Post N° 37


Giovanni  Falcone  lavorava  con  perfetta  coscienza  che  la  forza  del  male,  la  mafia,  lo  avrebbe  un  giorno  ucciso.  Francesca  Morvillo  stava  accanto  al  suo  uomo  con  perfetta  coscienza  che  avrebbe  condiviso  la  sua  sorte.    Gli  uomini  della  scorta  proteggevano  Falcone  con  perfetta  coscienza  che  sarebbero  stati  partecipi  della  sua  sorte.  Non  poteva  ignorare,  e  non  ignorava,  Giovanni  Falcone,  l’estremo  pericolo  che correva,  perché  troppe  vite  di  suoi  compagni  di  lavoro  e  di  suoi  amici  sono  state  stroncate   sullo  stesso  percorso  che  egli  si  imponeva.  Perché  non  è  fuggito,  perché  ha  accettato  questa  tremenda  situazione,  perché  non  si  è                turbato,  perché  è  stato sempre  pronto  a  rispondere  a  chiunque  della  speranza  che  era  in  lui?   Per  amore!  La  sua  vita  è  stata  un  atto d’amore  verso  questa  sua  città,  verso  questa  terra  che  lo  ha  generato.   Perché  se  l’amore  è  soprattutto  ed  essenzialmente dare,  per  lui,  e  per  coloro  che  gli  sono stati accanto  in  questa  meravigliosa  avventura,  amare  Palermo  e  la  sua gente  ha  avuto  e  ha  il  significato  di  dare  a  questa  terra  qualcosa,  tutto  ciò  che  era  ed  è  possibile  dare  delle  nostre  forze  morali,  intellettuali  e  professionali  per rendere  migliore  questa  città  e  la  patria  cui  appartiene.   La  lotta  alla  mafia (…) non  doveva  essere  soltanto  una  distaccata  opera  di  repressione,    ma  un  movimento  culturale  e  morale,  anche religioso,  che  coinvolgesse  tutti,  che  tutti  abituasse  a  sentire  la  bellezza  del  fresco  profumo  della  libertà  che  si  oppone  al  p u z o  del  compromesso  morale,  dell’indifferenza,  della  contiguità,  e  quindi  della  complicità.  Ricordo  la  felicità  di  Falcone,  quando  in  un  breve  periodo  d’entusiasmo,  conseguente  ai  dirompenti  successi  originati  dalle  dichiarazioni  di  Buscetta,  mi  disse: la  gente  fa  il  tifo  per  noi.   E  con  ciò  non  intendeva  riferirsi  soltanto  al  conforto  che  l’appoggio  morale  della  popolazione  dà  al  lavoro  del  giudice.  Significava  soprattutto  che  il  nostro  lavoro,  il  suo  lavoro,  stava  anche  sommovendo  le  coscienze,  rompendo  i  sentimenti  di  accettazione  della  convivenza  con  la  mafia,  che    costituiscono  la  sua  vera  forza.  Questa  stagione  del  <tifo  per  noi>  sembrò  durare  poco,  perché  ben  presto  sopravvennero  il  fastidio  e  l’insofferenza  per  il  prezzo  che  la  lotta  alla  mafia,  la  lotta  al  male,  costringeva  la  cittadinanza  a  pagare.Tratto da " gli ultimi due discorsi di Paolo Borsellino" dal WebPaolo Borsellino,una persona,uno stile di vita,un film che ci insegna e a cui voglio credere,che il lottare alla fine è una forza vitale,non importa se il tuo nemico o l'avversità a cui tu vai incontro è forte e magari più grande di te,non importa se sei solo,non importa quanto ci metterai a sconfiggere il tuo nemico,l'importante è la passione e l'intensita che tu metti in quello che si fa.