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Post n°70 pubblicato il 24 Aprile 2006 da erededellaselva
 
Tag: Varie

Sensazionale scoperta di un team scientifico statunitense: le analisi chimico/fisiche sui residui pollinici trovati sui blocchi più interni delle Tre Piramidi le fanno risalire ad un’epoca lontana dalle date dell’Egittologia ortodossa

Del prof. Ferdinando Caputi

 

Dopo 11 anni di ricerche il laboratorio del CISREI, con sede negli Stati Uniti, ha raggiunto un risultato che sicuramente farà parlare per i prossimi anni. È vero che le Piramidi sono state costruite in 20 anni, utilizzando 20.000 uomini e milioni di blocchi di pietra, ma non nel periodo che finora si pensava, cioè 2.500 anni prima di Cristo, ma almeno 8.000 anni prima! I Faraoni Cheope, Chefren e Micerino se ne sono soltanto impossessati in qualche maniera, costruendo qua e là edifici e seppellendo le loro barche funebri. Mi spiace moltissimo per i colleghi che hanno scritto fiumi di parole e libri a non finire, ma purtroppo le analisi chimico/fisiche sui residui pollinici trovati sui blocchi più interni delle tre piramidi parlano chiaro 12.500 - 13.000 anni da oggi. E non solo, anche i campioni prelevati dalla Sfinge (collo), scultura raffigurante un Leone, trasformata da Chefren, hanno dato gli stessi risultati. Tutte le altre piramidi egiziane sono venute dopo, nel tentativo di riuscire a costruire monumenti altrettanto perfetti.

La cosa curiosa è che per anni tutti (meno alcuni astronomi) si sono chiesti come fossero state costruite le Piramidi e la Sfinge dando per scontato il quando. Pensate che i prelievi dei campioni pollinici (per niente distruttivi e facilissimi da effettuare) sono stati fatti da un ingegnere chimico del nostro Centro in viaggio di nozze in Egitto nel 1990! Noi siamo d’accordo sui tempi della costruzione del complesso della piana di Giza ed in parte anche sui modi, ma non ci convinceva la collocazione temporale di questi monumenti ed è per questo che abbiamo concentrato le nostre ricerche su quello che doveva essere l’ambiente al momento dell’edificazione delle Tre Piramidi. Era una savana con cicli piovosi regolari, molto verde e con una fauna simile a quella keniota attuale. Il popolo che vi abitava (discendente diretto degli Erectus Africani), grazie al grande fiume (il Nilo), prosperò e si sviluppò molto prima della grande civiltà Egizia… veneravano il Sole, le Stelle ed il Leone erano organizzati a livello sociale e conoscevano molte cose...

I "paleoegizi", controllavano già le piene del Nilo, canalizzavano le acque per l’irrigazione dei campi, erano grandi osservatori del cielo e della natura che li circondava. Avevano sofisticati strumenti di legno e di pietra, con cui lavorarono alle tre grandi piramidi. Non conoscevano i metalli, ma sapevano sfruttare al massimo gli utensili che avevano a disposizione. Vivevano di agricoltura, caccia e pesca, ma raccoglievano anche (le donne sapevano scegliere benissimo) i frutti e le erbe che crescevano rigogliosi nella zona. La fauna era composta dagli animali tipici della savana attuale, li studiavano a tal punto da conoscere perfettamente le loro abitudini alimentari e di vita sociale. Molti di questi, grazie a loro, diventeranno dei nel pantheon Egizio.

Non conoscevano la scrittura, ma sapevano disegnare e scolpire perfettamente. Sono i "paleoegizi" che sicuramente hanno trasmesso ai loro discendenti molti dati utili, per fare in modo che progredissero nella civiltà. Seppellivano i loro morti ed avevano riti funebri. I loro dei erano le stelle, il Sole ed il Leone e sapevano benissimo di non essere soli sulla Terra. Avevano scambi commerciali e culturali con gli altri grandi popoli presenti già 10.000 anni prima di Cristo (Homo Sapiens Sapiens). Vivevano in villaggi organizzati e le loro abitazioni erano di legno, paglia e mattoni di fango. Avevano capi, ma le decisioni spettavano all’assemblea del popolo, che organizzava i lavori socialmente utili e la difesa del territorio. Erano cavatori e minatori molto esperti e con la pietra facevano cose fantastiche (che sono arrivate fino a noi).

I risultati delle analisi

Come promesso, siamo pronti alla pubblicazione dei risultati delle analisi che hanno portato a questa importantissima scoperta. Prima parte: la prova chimico-fisica che ha sancito la datazione di 12.500 anni da oggi alla costruzione delle tre piramidi di Giza: l’analisi del polline. I microscopici granelli di polline prodotti dalle piante e dispersi da insetti e uccelli, vento ed altri agenti, sono caratterizzati da una grande varietà di forme e dimensioni. La maggior parte di essi può essere identificata attraverso il genere, e alcuni anche attraverso la specie (l’erba costituisce un’eccezione a sé, perché il suo polline è identico per tutta la famiglia delle erbe). Lo stesso sistema consente di identificare anche le spore di piante non da fiore. Alberi e piante di diverso tipo producono diverse quantità di polline, e non tutti i tipi si conservano bene. Nella maggior parte dei casi comunque lo spettro pollinico, cioè la varietà dei tipi di polline che si depositano in un dato luogo, riflette l’insieme della vegetazione della zona. Lo studio degli spettripollinici moderni ed il loro confronto con la moderna flora e vegetazione regionale costituiscono la base su cui studiare gli spettri pollinici dell’antichità. In genere si usa procedere a operazioni di estrazione di campioni nei pressi di antichi insediamenti fluviali e palustri, e i diversi tipi e quantitativi di polline presenti in ogni strato vengono accuratamente contati. In genere ogni campione presenta dai 200 ai 500 granelli. I risultati dell’analisi pollinica vengono quindi riportati in un diagramma in cui sono evidenziate le diverse percentuali di polline nelle varie piante (è questo il cosiddetto "profilo o diagramma pollinico"). Ecco che, avendo analizzato i pollini depositatisi, durante il loro taglio, nei blocchi più interni delle tre piramidi, è venuta fuori, una vegetazione tipica della savana, con presenza di erbe alte Graminacee (Andropogon, Setaria, Panicum ecc.) adornate dai fiori di alcune bulbose Liliflore (Gladolus, Scilla ecc.) da qualche Poligala e da alcune Labiate. Abbiamo anche trovato presenza di pollini di arboreee o arbustacee (suffrutici arbusti ed alberi); questi ultimi costituivano anche piccoli boschi. Una presenza importante è stata quella del Baobab (Adansonia digitata), albero non molto elevato, ma dal grande tronco. Grazie alla datazione al Carbonio 14 l’età esatta è risultata essere 12.500 + o - 300 anni da oggi!

Sarà dura accettarlo

Il team del laboratorio del CISREI ha lavorato su elementi certi e soprattutto su rilievi effettuati in situ con sistemi all’avanguardia. La datazione con il C14 sui pollini è stata effettuata in tre Paesi diversi, senza far sapere da dove provenissero i campioni, e tutti e tre i laboratori hanno dato il medesimo risultato: 12.500 anni da oggi. Sembrerà strano che una notizia come questa sia venuta fuori solo ora, ma volevamo essere pienamente sicuri del nostro lavoro ed ora siamo disponibili a qualsiasi tipo di confronto con gli studi finora effettuati da altri scienziati. Sarà dura accettare una simile verità perché questo vorrebbe dire cambiare la storia e ci saranno dure battaglie con tutti i "business" che girano intorno a queste tre costruzioni. Il bello del nostro Centro Studi è che è pienamente autonomo e non è finanziato da alcuna entità politica e soprattutto non ha nessun interesse di fama o di gloria. I nostri studi sono già a disposizione di tutti.

Erano "false tombe"

Ora, in merito ai "paleoegizi", vorremmo ricordare alcuni elementi interessanti. Gioser trovò le tre piramidi, le liberò dalla sabbia e tentò, con il suo famosissimo architetto Imhotep di costruirne almeno una uguale. Fu bravo, ma non riuscì ad arrivare alla costruzione sperata. Non parliamo dei Faraoni venuti dopo, i loro disperati tentativi si vedono ancora oggi nel deserto. Grande idea quella dei "magnifici tre", Cheope, Chefren e Micerino, fecero prima e se ne impossessarono ma, per rispetto ai loro gloriosi antenati, pensarono bene di non scrivere i nomi e tanto meno di dipingere o scolpire le costruzioni, le utilizzarono come "false tombe" e tramandarono così la loro carriera di dominatori dell’Egitto facendola sembrare quello che non era stata. Anche il Leone che dominava la piana di Giza venne fatto modificare dal Faraone Chefren con la sua immagine per immortalare, falsamente, un altro momento storico. E potremo continuare così all’infinito, ma non vogliamo infierire più di tanto, lasciamo così in sospeso un argomento che ha fatto scrivere migliaia di libri e parlare milioni di persone. Noi abbiamo solo datato, con metodi prettamente scientifici, tre monumenti misteriosi, costruiti da un grande popolo 12.500 anni fa!

L’onda dei sogni

Tutto ciò - le scoperte del team CISREI guidato da Caputi - è semplicemente affascinante. Ora, in attesa delle probabili e "sanguinose" battaglie che si scateneranno fra il sapere dei dinosauri dell’ortodossia e quello che, prepotentemente, viene riportato alla luce da uomini liberi dallo spirito libero, noi profani di egittologia accontentiamoci di seguire l’onda dei sogni che tale scoperta provoca nel nostro profondo. Penso, del resto, che tutti coloro che hanno letto queste righe verranno trascinati dall’onda suggestiva degli incredibili nuovi scenari (ma, in realtà postulati da sempre dal cosiddetto "sapere non ufficiale") che si aprirebbero sul nostro passato, presente e futuro di uomini appartenenti ad una delle tante civiltà succedutesi sulla Terra. E, probabilmente, delle tante civiltà presenti nell’Universo. Insomma: una bella lezioncina d’umiltà.

(Antonio Bruno)

 

Chi è Ferdinando Caputi

Il professor Ferdinando Caputi, specializzatosi in Paletnologia a Genova e Archeologia e Storia dell’Arte Orientale a Chicago,è laureato in Storia Antica ed è Fondatore e Direttore del laboratorio CISREI (Centro Internazionale di Studi e Ricerche)

 dotato delle più moderne apparecchiature scientifiche, attrezzato per stabilire le caratteristiche dei materiali e la datazione di tutti gli oggetti d’arte antica. Ha collaborato con la Berkley University della California per importanti ricerche in siti archeologici in Africa. Attualmente con il Dr. Tarek Motwally dell’università di Alessandria d’Egitto sta portando avanti il progetto "Dendera" finalizzato a salvare questo meraviglioso Tempio Egizio di Età tolemaica.

Dal sito www.misteri.us

 
 
 
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