Misteri

Anno 2001... la mia "inchiesta". Un grazie ai colleghi che mi hanno supportato.


20 marzo 2001 - L' ex capo dell' ufficio del Sid, Gianadelio Maletti, arriva alle 9.45 all' aula bunker di piazza Filangeri, a Milano, dove si svolge il processo per la strage di piazza Fontana. Maletti, condannato a 14 anni di reclusione per depistaggio e a 15 anni di reclusione nel processo per la bomba davanti alla questura di Milano, ha ottenuto un salvacondotto di 15 giorni per poter deporre. Maletti da 21 anni vive in Sud Africa dove dal 1980 ha anche ottenuto la cittadinanza. Durante l’ interrogatorio Maletti dice che "E' probabile che la Cia abbia aiutato movimenti eversivi italiani che facevano comodo alla politica americana" e spiega i rapporti che esistevano all'epoca tra il Sid e la Cia. Rapporti sostanzialmente di "sudditanza" da parte del servizio italiano nei confronti di quello americano. A quanto ha raccontato Maletti, insomma, gli agenti della Cia poco o nulla riferivano ai nostri servizi, anche se indagavano sulle questioni italiane. Per fare un esempio, ha citato Edgardo Sogno. "Sogno - ha detto Maletti - ha avuto rapporti con uomini della Cia. Stava raccogliendo le fila per un golpe, di questo ne ha parlato con la Cia che pero' non ha informato i nostri servizi. Questa mi pare una politica scaltra tra alleati". Maletti ha anche spiegato che il servizio americano aveva avuto precise informazioni sulla vicenda della 'Rosa dei Venti'. All'inizio dell' udienza le difese di Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi hanno sollevato un' eccezione sulla possibilita' di sentire l' ex generale del Sid. Secondo gli avvocati delle difese, Maletti dovrebbe essere sentito come testimone e quindi giurare; secondo il pm, invece, Maletti doveva essere sentito come indagato in procedimento connesso. La Corte ha deciso di sentire Maletti in quest'ultima veste. Maletti racconta anche che il Sid aveva infiltrati in Ordine Nuovo e in Avanguardia Nazionale:”Avevamo infiltrati e informatori". Il generale ha spiegato alla corte che, per i servizi, era "normale" infiltrare le organizzazioni di estrema destra, e dice anche che "Il servizio americano contribuiva a finanziare a livello economico il Sid". "Il servizio americano –per Maletti - ha avuto anche una parte importante nella costituzione di Capo Marrargiu". L' ex capo del reparto D del Sid ha riferito che la Cia in Italia aveva molte basi, e tra queste erano operative anche le caserme della Setaf e della Ftase. "Nel 1971 ho appreso che anni prima, attraverso il passo del Brennero, era arrivato dell' esplosivo direttamente dalla Germania per una cellula veneta di destra" afferma anche l' ex capo del reparto D del Sid, spiegando di avere appreso questa notizia nel 1971 direttamente dal capo centro del servizio a Padova. Conversando con i giornalisti durante la pausa dell'udienza, Maletti dice anche:"Ho sempre avuto la sensazione che ci sia stata una matrice e un appoggio oltre frontiera. Certo, non penso ai tedeschi" ha detto ancora Maletti, aggiungendo "L'aiuto non poteva venire che da la'. Pensate che negli Stati Uniti ci sono tutt'oggi gruppi neonazisti". Maletti, che aveva parlato del suo trasferimento durante l' udienza, e' ritornato su questo punto conversando con i giornalisti: "Nel '75 sono stato trasferito. C'e' stato in me un senso di frustrazione, perche' per la strage di Piazza Fontana, come servizio non ci interessavamo piu', in quanto si occupava l'autorita' giudiziaria. C'erano pero' stati altri attentati e io stavo indagando su gruppi dell'eversione di destra e di sinistra". Sul ruolo della Cia e dei servizi militari statunitensi, Maletti ha un' idea chiara: "Aiutavano i movimenti eversivi italiani che facevano comodo alla politica americana". Lo facevano in modo prepotente, senza coinvolgere i servizi italiani: "Un esempio questo - ha detto Maletti - di sovranita' limitata. Loro sostenevano economicamente il Sid ma non davano alcuna informazione". Le basi degli agenti della Cia, proprio come ha detto Digilio, erano le caserme della Ftase e della Setaf di Verona e Vicenza. Anche su questo punto ha detto di non avere prove, ma ha aggiunto: "Io so che le cose stanno cosi' anche perche' ho fatto un corso di due anni negli Usa. Lo so per esperienza, lo so perche' sapere quelle cose era il mio mestiere". L'ex generale ha anche confermato che il servizio segreto italiano infiltrava le organizzazioni di estrema destra. "Tutti infiltravano tutti. Era un groviglio inestricabile". E ha anche ricordato che tra le fonti c'era quella denominata 'Tritone', ovvero l'ordinovista Maurizio Tremonte, ora indagato per la strage di piazza della Loggia a Brescia. Piu' reticente, invece, e' stato sulla riunione del 18 aprile del 1969 avvenuta a Padova, nel corso della quale, secondo Marco Pozzan, che ha poi ritrattato, vennero decisi gli attentati ai treni dell'estate. A quella riunione, secondo il primo racconto di Pozzan, oltre a Freda e Ventura era presente anche Pino Rauti. Su questa vicenda, Maletti non ha detto chi fu la fonte che lo informo' nonostante esista un suo manoscritto nel quale scriveva al capitano La Bruna che non avrebbe fatto quel nome. Di voler tornare in Italia per deporre, a certe condizioni, Maletti aveva parlato all' inizio di agosto del 2000, in un' intervista a “La Repubblica”. Maletti aveva detto:"Ripetero' tutto davanti all' autorita' giudiziaria, purche' ci siano le condizioni. E'chiaro che mi voglio tutelare, ho gia' pagato abbastanza per delle accuse infondate". Ottanta anni ancora da compiere, Maletti e' stato al centro di molte delle vicende piu' oscure della storia italiana. Nato il 30 settembre 1921 a Milano, da una famiglia piemontese di antiche tradizioni militari, finisce anche lui nell' esercito e poi nel Sid, che allora era l' unico servizio segreto italiano. Dirige l' ufficio "D" dal 1971 al 1975 quando il capo del Sid era il gen. Vito Miceli. I due erano divisi da una fiera rivalita', nonostante i nomi di entrambi comparissero poi nelle liste dei presunti iscritti alla loggia massonica P2, trovate nel 1981 negli uffici della Gio.Le. di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi. Quando scoppia lo scandalo P2 Maletti si trovava gia' in Sudafrica. Dalla carica nel Sid Maletti fu destituito improvvisamente dopo un' intervista rilasciata  a un settimanale in cui parlava di una riorganizzazione delle Brigate rosse "sotto forma di un gruppo ancora piu' segreto e clandestino e costituito da persone insospettabili, anche per censo e per cultura, e con programmi piu' cruenti" e che "i mandanti restavano nell' ombra, ma non direi che si potessero definire 'di sinistra"'. Ma il gen. Maletti ha avuto anche altri problemi con la giustizia italiana. Nel 1996 e' passata in giudicato anche la condanna a 14 anni subita nel processo per l' attivita' della P2, per procacciamento di notizie riservate. Di un anno fa e' invece la condanna in primo grado a 15 anni nel processo davanti alla quinta Corte d'Assise di Milano sulla strage davanti la questura di Milano del 1973 per l' accusa di occultamento di notizie riguardanti la sicurezza dello Stato. Nelle motivazioni la sua responsabilita' viene definita "manifesta e gravissima". L'allora capo del reparto 'D' del Sid "seppe dei propositi di attentato a Rumor addirittura prima che venisse perpetrato", omise di riferirli alla magistratura e occulto' documenti e nastri magnetici importanti. Nel 1999 invece il generale era stato assolto nel processo per il disastro dell' "Argo 16", l' aereo dei servizi segreti precipitato nel 1973. Per lui il pm aveva chiesto una condanna a 8 anni per soppressione di atti concernenti la sicurezza dello Stato. Nel 1997, la commissione stragi va in Sudafrica per sentire Maletti (che era gia' stato interrogato a Johannesburg l' anno precedente dai giudici perugini del processo Pecorelli e nel 1991 dal giudice veneziano Casson, che indagava su Gladio). Maletti accuso' politici italiani di aver chiuso gli occhi, volontariamente e per fini politici, prima nei confronti del terrorismo di destra e poi, quando ne venne denunciata la pericolosita', anche verso le Br. "Ci sono stati episodi, non solo nel Sid - disse Maletti - che fanno pensare che alcune direttive venissero impartite nel senso di tollerare, e di chiudere gli occhi su avvenimenti molto gravi. Con cio' mi riferisco al ministro della Difesa, dell' Interno ed anche alla Presidenza del Consiglio". Piu' o meno gli stessi concetti, Maletti li ripete nell' agosto del 2000:"La Cia voleva creare attraverso la rinascita di un nazionalismo esasperato e con il contributo dell'estrema destra, Ordine nuovo in particolare, l'arresto del generale scivolamento verso sinistra. Questo e' il presupposto di base della strategia della tensione". L' ultima dichiarazione rilasciata da Maletti e' del gennaio di quest' anno, dopo le rivelazioni di un pentito di mafia su un presunto collegamento dell' uccisione del giornalista Mauro De Mauro con il golpe Borghese.