Comparse e Figuranti

Italiani (romani) brava gente... (sottotitolo: ma anche no!)


Per una volta, prima e ultima, sarò serio…Ecco, ho finito.Adesso invece vorrei parlare di una cosa che ho notato sui bus di Roma: l’utente medio. L’utente medio del bus di Roma è filippino, o ucraino, o polacco o rumeno, o senegalese, o turista. I romani non usano il bus ma rigorosamente la macchina o il motorino. Spesso l’unico utente romano del bus è l’autista, ma non sempre: a volte alla guida c’è uno di Viterbo. Gli americani sul bus sono facilmente riconoscibili: le donne hanno sempre la VII di reggiseno e il loro peso può essere misurato solo presso il bacino di stazza dei cantieri navali di Monfalcone.Gli uomini americani invece tengono in mano la cartina di Firenze (ma siamo a Roma). I giapponesi, ovviamente, sono molto ma molto riconoscibili: a differenza dei cinesi e degli asiatici in genere, non girano mai in gruppi con meno di 140 componenti. I tedeschi li individui dal fatto che son le loro mogli a decidere quando si scende, se si scende, e chi scende. Ci sono ancora mariti tedeschi sul 36 che non sono mai scesi dal bus da 4 anni. Le simpatiche badanti russe, o ucraine, o moldave, le riconosci dal fatto che dentro ognuna di loro ce n’è un’altra, che ne contiene un’altra e così via. I finlandesi son troppo semplici da riconoscere: non dicono mai parole più corte di “Gilhappolinannenkonellaine” (che poi vorrebbe dire “Salve!”). Per chiederti un’informazione turistica ci mettono dai 4 ai 6 mesi. I pakistani e gli indiani li si può riconoscere dal fatto che son tutti vestiti da cuoco. Anche a carnevale. Ma parliamo di italiani… I milanesi sul bus li riconosci subito: amano farsi credere romani e pronunciano degli improbabili “Ammazza aò” aggiungendo un “ ciumbia, neh!” alla fine che ne tradisce le origini. I bresciani li becchi facile: capisci che sono italiani dal fatto che sul bus leggono Libero, ma quando parlano non si capisce nulla e ti viene il dubbio. Ecco, quando hai quel dubbio allora sai che sono bresciani. I bergamaschi sono tra i più elementari da individuare: già a metà corsa hanno fatto, scritto e ben disegnato il progetto per ergere un muro in mattoni e cemento a metà del bus. Finestra compresa. E i veneti? Beh, facile riconoscere anche loro: ogni 8 (otto) parole danno a nostro Signore vari appellativi (Cane, suino, antipatico, derelitto, mentecatto e molto spesso diversamente abile, poiché anche i veneti iniziano ad avere un’etica nella dialettica). Molto difficili da riconoscere sono i napoletani, se non fosse per quell’enorme tatuaggio di Maradona che tutti, bambini inclusi, hanno sul braccio. Riconoscere un siciliano è quanto mai facile: alla domanda “scusi, saprebbe dirmi l’ora?” solo i siciliani, pur dotati di orologio, ti rispondono con un deciso “Ntz!” anche se poi ti porgono il loro polso lasciandoti l’incombenza di leggertela da solo. Ma i più facili in assoluto da riconoscere sono gli utenti di Pordenone. Qualsiasi sia la domanda a loro rivolta, la loro risposta verrà preceduta dalla frase “Io sono di Pordenone”. Elementare. Trovo imperdonabile che i romani non usino i mezzi pubblici.Tutto sto discorso idiota per dire che noi italiani, ma dovrei limitarmi a dire - noi romani – (ma io non sono romano), ci lamentiamo dello smog, del traffico, del costo del carburante, della mancanza di parcheggi e poi usiamo la macchina anche per andare a prender le sigarette sottocasa. Alla fin fine, siamo ecologici, economi, altruisti,  solo quando ci è comodo esserlo.Domani andrò in centro con un bus diverso dal consueto e magari tutte queste mie teorie saranno ribaltate, quindi non tenetene troppo conto. Morale: La gente è il più gran spettacolo del mondo. E non si paga alcun biglietto (Charles Bukowsky).