Mitologie

Mitologia Celtica - PREMESSA


I POPOLI MIGRATORIIl gruppo di popoli che sono detti celti è originario di alcune regioni dell'Europa centrale. I loro spostamenti possono essere datati all'VIII secolo dell'età antica, e grazie a essi i celti si insediano in più vasti territori.Una lunga sequenza di invasioni -le più importanti avvenute tra l'VIII e il III secolo dell'età antica- li porterà infine a dominare su un'area immensa estesa dall'Europa occidentale ai Balcani.IL TERRITORIO DEI CELTISarà l'uso del ferri che permetterà ai celti, a partire dell'VIII secolo dell'età antica, di forgiare utensili nuovi e armi assai più efficaci di quelle in bronzo, e ne assicurerà la formidabile espansione.Nel III secolo avanti Cristo, apogeo della sua espansione, la civilizzazione celtica irradiando da Irlanda, Scozia, Galles, Inghilterra e Gallia toccherà la Spagna e l'Italia settentrionale, ampie zone dell'Est europeo e parte dell'Asia Minore.I popoli detti celti avevano religione e cultura comuni: un'unica lingua, il medesimo tipo di organizzazione sociale, uno stesso funzionamento politico...La società celtica era, per esempio, divisa in tre caste con potere diseguale: druidi o sacerdoti, cavalieri o guerrieri, popolo. Benchè leggende e nomi degli dei differiscano da un paese all'altro, i celti condividono le stesse tradizioni.LE INVASIONI ROMANETra il II e il I secolo dell'età anticha, tocca ai romani di invadere alcuni dei territori manzionati. Guerre terribili infuriano allora fra tribù celtiche e armate romane.La preponderanza dei celti va pian piano scemado: mezzo secolo prima della nostra era, Giulio Cesare assoggetta la Gallia intera;  cent'anni dopo, buona parte dell'Inghilterra diventa provincia romana.Si stemperano allora le credenze e i culti celtici, oppure si mescolano a quelli dei romani. E quando, ne VI secolo dopo Cristo, il cristianesimo sarà adottato quale religione ufficiale dell'impero romano, le tradizioni celtiche, assimilite dalla cultura cristiana, perderanno altro terreno.IL POTERE DELLA PAROLALo studio dei miti celtici è particolarmente arduo per il fatto che quei popoli non usavano fissare le loro tradizioni in forma scritta. Solo valeva, presso i celti, la parola orale, dotata di potere magico.Scrivere era un'attività riservata alla potente casta dei druidi e dei bardi, e in un numero stretto di casi.La casta trasmetteva oralmente le conoscenze nel corso di un lungo processo d'iniziazione: i candidati dovavano dimostrarsi degni dell'insegnamento imparando a memoria migliaia di versi.Gli autori dell'antichità greca e romana ci hanno tramandato, nei loro resoconti, descrizioni precise dei odi di vita dei celti, non troppo diverse salle relazioni degli odierni etnologi. L'integrazione di quei testi con reperti degli scavi archeologici ci ha permesso di ricostruire, almeno in parte, l'universo dei celti.I TESTI IRLANDESI E GALLESIAlcune raccolte scritte di miti sono comunque sopravvissute: si tratta di tentativi fatti dai monaci cristiani dell'Irlanda e del Galles, fra l'VIII e il XII secono dopo Cristo, per ricostruire la mitologia dei loro antenati.In quei due paesi, le tradizioni s'erano ramandate più vive: la dominazione romana, se non assente, era comunque limitata a paragone di altre religione di cultura celtica. Più avanti, quando il cristianesimo raggiungerà le due terre d'Oltremonica, l'atteggiamento della Chiesa si manterrà più tollerante che altrove.Alcuni di quei testi ci sono pervenuti: a volte incompleti, spesso ardui  da interpretare. In più d'un caso la mentalità cristiana degli autori ha deformato i simboli. Essi costituiscono tuttavia preziosissime testimonianze di un mondo scomparso.Fine Premessa